Suad Amiry, Murad Murad, Feltrinelli
pagg. 176, euro 14,50.
Qual è il desiderio di Murad? In un’area in cui – secondo le statistiche Onu – la disoccupazione riguarda il 35-40 per cento della popolazione e le persone che vivono sotto la soglia della povertà sono fra il 50 e il 60 per cento, il desiderio di Murad, un giovane palestinese, è semplicemente quello di poter lavorare. Nella Cisgiordania occupata e disseminata di posti di blocco e insediamenti, isolata dal Muro costruito da Israele, i fortunati possessori del “tesserino blu”, sono pochi, circa 20mila. E solo loro hanno l’autorizzazione per andare in Israele a lavorare come operai, manovali, braccianti. “I permessi sono stati revocati nel 2002 allo scoppio della seconda Intifada – scrive Suad Amiry – così, nel giro di una notte, 150mila operai hanno perso il posto”. E aggiunge : “data la completa dipendenza economica da Israele, gli smembrati e disconnessi Territori Occupati non avevano e non hanno granché da offrire”.
Oggi, almeno 50mila palestinesi, “non in regola” fra cui Murad, – il giovane protagonista del libro – ogni giorno, di straforo, cercano di entrare in Israele, affrontando sacrifici, disagi, fatiche, pericoli. E non importa se – una volta trovato – il lavoro è malpagato, discriminato e privo di tutela. “ Non posso rimanere seduto al caffè del paese a fumare narghilè e bere the. Non ci sono prospettive nel mio villaggio – racconta Murad- Meglio rischiare. ”
Suad Amiry diventa la confidente dello “sfrontato” Murad, un ragazzo come tanti. Viene a sapere che, pur avendo solo 21 anni, ha lavorato per 7 anni in Israele, parla ebraico, è stato innamorato di una ragazza israeliana. Murad non si rassegna al muro che divide i due popoli, che gli impedisce di vivere e lavorare in pace. E Suad Amiry, a sua volta, non si accontenta di raccogliere la sua testimonianza. Decide di vivere l’esperienza di Murad e dei “tanti come lui”, in prima persona.
Per capire fino in fondo, si cammuffa da uomo (le pagine della complicata vestizione nei panni maschili brillano per verve e ironia) e condivide l’avventura di un gruppo di ”aspiranti” lavoratori, da Ramallah a Petah Tikva. Solo 35 chilometri e ben diciotto ore di viaggio, in pulmino, a piedi…
Partono in 24, nel cuore della notte, per arrivare a destinazione prima dell’alba ed evitare quindi di essere individuati dai soldati israeliani. Ma – come scrive Suad – “ce l’abbiamo fatta solo in 4. Gli altri 20 sono stati arrestati”. Un’esperienza forte e coraggiosa che l’autrice riesce a trasmettere ai lettori. Impossibile non provare i sentimenti, le sensazioni di Murad, e degli altri compagni di ventura. Dolore, rabbia, disincanto, frustrazione. Però, sopra di tutto, una volontà che sfida ogni cosa. Che prevale anche sulle emozioni e le paure. La volontà di trovare lavoro. Di guadagnare per la famiglia. Per il futuro. S’intrecciano storie di tante vite. Murad certo. Ma anche Mohammad, Saad, Ramzi. Sono quasi tutti giovanissimi (il 75 per cento della popolazione palestinese ha meno di 23 anni) che si battono per un diritto fondamentale. Il diritto al lavoro.
Il libro ne è davvero testimonianza e simbolo. Quando, giustamente, lottiamo per tutele e diritti, ricordiamoci, almeno per un attimo, di chi non possiede neppure quello.
di Antonella Appiano per IlSole24ore – jobtalk.blog.ilsole24ore.com
Per capire fino in fondo. Si cammuffa da uomo (le pagine della complicata vestizione nei panni maschili brillano per verve e ironia) e condivide l’avventura di un gruppo di ”aspiranti” lavoratori, da Ramallah a Petah Tikva. Solo 35 chilometri e ben diciotto ore di viaggio, in pulmino, a piedi…
Partono in 24, nel cuore della notte, per arrivare a destinazione prima dell’alba ed evitare quindi di essere individuati dai soldati israeliani. Ma- come scrive Suad- “ ce l’abbiamo fatta solo in 4. Gli altri 20 sono stati arrestati”. Un’esperienza forte e coraggiosa che l’autrice riesce a trasmettere ai lettori. Impossibile non provare i sentimenti, le sensazioni di Murad, e degli altri compagni di ventura. Dolore, rabbia, disincanto, frustrazione. Però, sopra di tutto, una volontà che sfida ogni cosa. Che prevale anche sulle emozioni e le paure. La volontà di trovare lavoro. Di guadagnare per la famiglia. Per il futuro. S’intrecciano storie di tante vite. Murad certo. Ma anche Mohammad, Saad, Ramzi. Sono quasi tutti giovanissimi (il 75 per cento della popolazione palestinese ha meno di 23 anni) che si battono per un diritto fondamentale. Il diritto al lavoro.
Il libro ne è davvero testimonianza e simbolo. Quando, giustamente, lottiamo per tutele e diritti, ricordiamoci, almeno per un attimo, di chi non possiede neppure quello.
Suad Amiry, Murad Murad, Feltrinelli pagg. 176, euro 14,50.