«La cultura dell’integrazione passa attraverso l’accoglienza, l’inserimento lavorativo, la retribuzione economica corretta, il rispetto». Tutti fattori indispensabili ai fini di un saldo positivo nelle parole di Vincenzo Cesareo, Coordinatore Generale dell’ ORIM (Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità) mentre Rosella Petrali, alla Direzione Generale ” Famiglia e Solidarietà Sociale” Regione Lombardia, sottolinea più volte l’importanza della conoscenza dell’altro . Siamo al convegno di presentazione del rapporto “Dieci anni di attività dell’Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la multietnicità al Centro Congressi Fondazione Cariplo di Milano , 27 2 28 gennaio 2010, due giornate di lavori. ”
I dieci anni di analisi dell’Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la multietnicità hanno rilevato, per esempio, un aumento della percentuale d’impiego a tempo indeterminato. E dello sviluppo del lavoro autonomo e imprenditoriale. Naturalmente, la crisi economica in corso, non ha risparmiato gli immigrati. Ma – per una volta- il mercato del lavoro è stato leggermente più favorevole alle donne (il tasso di disoccupazione femminile e dell’1,4% inferiore rispetto a quello maschile).
Ancora i dati hanno evidenziato che con il crescere della stabilizzazione diminuisce il tasso di disoccupazione. Gli stranieri in regione da meno di 2 anni ne sono vittime per il 30% circa mentre chi è “sul territorio” da 10 anni non supera la soglia del 7%.
Esiste però ancora il problema della “etnicizzazione” del lavoro con una forte concentrazione di stranieri in fasce di mestieri poco qualificanti. Operai generici nell’industria, impiegati nei servizi alle famiglie, addetti al settore della ristorazione. Anche la nazionalità conta: il più alto grado di occupazione spetta ai filippini, il più basso ai rumeni. Ancora correlazione fra nazionalità e tipologia di lavoro. Nel settore edile, soprattutto albanesi, rumeni mentre nella ristorazione la presenza più forte è quella degli egiziani e dei cinesi. Nell’assistenza domiciliare trovano lavoro soprattutto sudamericane e ucraine.
I mestieri artigianali coinvolgono poco più di uno straniero su 20 e ancora molto modesta è la presenza di operai specializzati. Un fattore “discriminatorio” rimane il problema del mancato”riconoscimento del titolo di studio straniero” che costringe a scelte limitanti. O l’effettiva mancanza di un titolo di studio. Lo scenario però è destinato ad altri mutamenti per il costante incremento di alunni stranieri nelle scuole lombarde (dall’anno scolastico 2004/05 a quello 2008/09, la presenza nelle scuole d’infanzia, nella primaria e nella secondaria di I grado ha superato il 60 %. Nella secondaria di II grado, il 126%.).
Le ragioni? Nuove nascite sul territorio regionale da genitori immigrati( seconde generazioni), ricongiungimenti familiari e diminuzione delle nascite italiane
di Antonella Appiano per IlSole24ore – job24.ilsole24ore.com