Ventisette anni, occhi verdi e un’aria un po’ scanzonata. Vittorio Sangiorgio, neo Presidente della Coldiretti – Giovani Impresa è, leader dei giovani agricoltori italiani, ha conquistato la carica il 24 marzo scorso. E’ salernitano, crede nell’impresa innovativa e rispettosa dell’ambiente, nella ricerca e nella forza del Made in Italy.
Un testimonial attendibile. Ha modernizzato l’azienda agricola familiare di Pagani, in provincia di Salerno, diversificando l’attività in coltivazione di piante e fiori e fornitura di servizi per congressi e cerimonie. E sfrutta i principi della bioedilizia (coperture verdi con giardini pensili sugli edifici) per migliorare il rendimento termico e quindi il risparmio energetico.
Quali sono i suoi obiettivi principali?
“Intercettare” i giovani e creare una filiera agricola tutta italiana. Il processo di produzione deve svolgersi, dalla fase iniziale a quella finale, esclusivamente in Italia per garantire al consumatore genuinità, sicurezza, territorialità. La nostra forza è il “Made in Italy”, siamo leader nel mondo e dobbiamo batterci per non disperdere questo valore.
E i problemi da affrontare?
Prima di tutto l’agro-pirateria. Durante viaggi-esplorativi ho trovato, per esempio, negli Stati Uniti mozzarelle vendute con un marchio italiano e prodotte invece nel Wisconsin. E’ poi è indispensabile potenziare una cultura d’impresa basata sulla creatività, coinvolgendo anche la ricerca. Solo così riusciremo a sviluppare progetti nuovi, aderenti al presente senza dimenticare il rispetto e magari la riscoperta delle tradizioni.
Qual è stato l’impatto della crisi economica?
La crisi non ha risparmiato nessuna sfera, quindi neppure quella agricola. Però vorrei mettere in risalto, un dato positivo. Durante il 2009, il 78% degli imprenditori ha realizzato investimenti in azienda. C’è fiducia, quindi.
Chi sceglie, oggi Italia, di fare l’imprenditore agricolo?
La maggior parte decide sulla base di tradizioni familiari. Il 66% dei giovani agricoltori è, infatti, proprietario di un’azienda ereditata. Solo il 29 % sceglie per passione “pura”. O per fascinazione. La mia sfida è proprio questa. Attirare giovani che non appartengano per “nascita” all’ambiente. E quali sono per questi ragazzi le possibilità concrete?
Diventare socio di una impresa già avviata. Oppure unire le forze in un piccolo gruppo investendo in campagna in un progetto d’impresa tutto nuovo. Certo, noi della Coldiretti, dobbiamo batterci perché in Italia vengano finanziate le idee e non gli stati patrimoniali.
Che cosa può offrire ai giovani il settore agricolo?
L’agricoltura oggi è una opportunità. Un campo in espansione, ricco di sfaccettature e in grado di ampliarsi, puntando non solo sul prodotto ma lavorando sulla sua specificità, sul territorio, sulle energie rinnovabili, i servizi al consumatore. E ancora sulla didattica per la formazione e l’agricoltura sociale. Un esempio? Gli “agri-asili”. Sono scuole materne realizzate all’interno di aziende Agricole. Le prime esperienze, ormai consolidate, nel torinese. I bambini di città, possono giocare in un ambiente sano, a contatto con la natura, vedere gli animali, le piante, il funzionamento di un forno a legna. Credo molto anche al legame territorio- turismo e quindi allo sviluppo di servizi ricettivi e turistici.
La presenza di donne titolari d’impresa agricola è significativa?
Le imprese a conduzione femminile sono circa1 su 4. La maggior parte si trova nel mezzogiorno (44%9), seguono le regioni del nord (32%) e quelle del centro (24%). Le imprenditrici lavorano soprattutto nel ramo agricolo-turistico.
Che cosa si sta facendo il ministero dell’Agricoltura per incoraggiare i giovani?
Una iniziativa importante è la legge, appena approvata, che mette a disposizione dei giovani, che presentino progetti interessanti, i territori demaniali.
di Antonella Appiano per IlSole24ore – job24.ilsole24ore.com