La sete di consenso di Bashar – Diario da Damasco

E nella capitale serpeggiano dubbi sulla dinamica degli ultimi scontri.

A Damasco, questi sono i giorni dello Scorpione. Quando l’Hkamsin, un vento secco e sfibrante che arriva dall’Egitto tormenta la città, innervosendo anche i damasceni. «Non lo sopporto questo vento» confessa Abdul mente m’invita nel suo negozio a bere un the. E capisco che vuole dirmi qualcosa.
I PASSI AVANTI. Anche lui è deluso dal discorso del presidente Bashar di cui, però, riconosce la buona volontà. Domenica 10 aprile, attraverso l’agenzia siriana Sana, c’è stata infatti la prima dichiarazione pubblica di al Assad dopo il discorso alla Nazione tenuto in Parlamento, il 30 marzo. «Bashar sta ammettendo pubblicamente che il Paese deve cambiare. Ha fatto due passi importanti, concedendo la cittadinanza ai curdi e organizzando la commissione per studiare la revoca dello stato d’emergenza». La legge è in vigore dal’8 marzo del 1963 dopo il colpo di Stato militare baathista. 

Maher, il fratello violento di Bashar

Siria, la polizia apre il fuoco sui manifestanti

A quanto pare, però, la buona volontà del leader non basta. Domenica pomeriggio ci sono stati nuovi scontri a Banias.
Come al solito Damasco è divisa fra quanti credono alla versione fornita dalla tivù di Stato che «addossa la responsabilità a bande armate con l’intenzione di minare la stabilità del Paese» e quanti invece nutrono dubbi, come Abdul.
«Può essere che esistano infiltrati, non lo escludo», spiega, «però le forze di sicurezza non si fanno scrupoli a sparare sui dimostranti. Lo sappiano. E sappiamo anche che a decidere la linea dura è stato il fratello del presidente, Maher, a capo delle guardie repubblicane, un gruppo speciale dell’esercito».
La voce di un possibile dissidio fra il presidente Bashar e il fratello, in passato appena mormorata, oggi è sulla bocca di tanti. Maher, il fratello minore del presidente, già da ragazzo era considerato impulsivo e violento. Ed è stato questo uno dei motivi che shanno spinto Hafez al Assad, alla morte del primogenito Basil nel 1994, a scegliere come successore alla presidenza, Bashar, più riflessivo e tranquillo.
 
Il presidente cerca di allargare il consenso

Scontri nella città di Daraa, nel sud della Siria (© Getty Images)

C’è poi chi difende il presidente, continuando a sperare in un percorso di riforme senza rivoluzione e senza sconvolgimenti, come l’avvocato Dana che riesco a rivedere nel primo pomeriggio. «È la via che continuo a sperare che intraprenda il mio Paese», dice.
«Ricordi la legge sul divieto per studentesse e insegnanti di indossare il niqab nelle scuole superiori? Una legge sacrosanta per noi laici. Ma Bashar l’ha appena cancellata per venire incontro ai gruppi musulmani più religiosi».
L’ASSENZA DELLE DONNE. A Dalia che ha lavorato per qualche anno in un gruppo per i diritti delle donne chiedo, invece, un parere sulla partecipazione delle siriane alle manifestazioni (guarda il video). «Certamente chi ha subito lutti in famiglia parteciperà ai funerali e alle dimostrazioni. A Daraa soprattutto, un centro rurale, dove la tradizione legata al concetto di onore è molto importante.  Il nostro problema più grande è proprio l’assenza delle donne nel movimento per i diritti. La mancanza di consapevolezza».

di Antonella Appiano per Lettera43

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