L’articolo in PDF – L’Espresso 18 agosto 2011
Dalla rassegna stampa Ministero della Difesa
All’interno dell’articolo.
Com’è triste Damasco
I taxisti, mentre salivi in auto, ti accoglievano sempre con: “ Ahlan –uà sahlan”. Benvenuto. E un sorriso. Poi, a raffica. “Da dove vieni?” E’ bella vero Damasco? E’ la prima volta che la visiti? Tornerai?” Qualcuno raccontava anche la storia del Profeta che “ vedendo la città, i suoi giardini si era rifiutato di entrarci, perché l’uomo può andare in Paradiso soltanto una volta e lui aveva scelto quello dell’aldilà”. E Ahalan-uà sahlan, lo sentivi ripetere di continuo. Un benvenuto caloroso, sincero, solare. Ma ora il taxista che mi porta dalla stazione a Piazza Harnous non fa domande. Non dice nulla. Il mio caffè preferito nella città vecchia, l’Haretna, di solito affollato, è deserto. Ero abituata a farmi largo fra i tavolini di ragazze in hijab o con i capelli sciolti sulle spalle che fumavano il narghilè, chiacchierando fitto fitto. Di coppiette mano nella mano. Il cameriere chiede più volte:” Kullu-u-taman? Tutto bene? Più che una domanda, una richiesta di rassicurazione.
No, non va tutto bene. C’è nell’aria un senso di sospensione, di tristezza. Anche se la vita prosegue indaffarata, con il sottofondo caotico di rumori, le cantilene degli ambulanti, il richiamo del muezzin, il suono delle campane. Cammino fra le stradine strette e tortuose di Souq Sarouja, un quartiere un po’ bohemienne, la zona preferita degli studenti che arrivavano da tutto il mondo per studiare l’arabo. Non ci sono più studenti. Qualche cartello in inglese è ancora appeso alle vetrine dei negozi”Affittiamo camere”. “Tutor di arabo dà lezioni individuali di arabo classico”. Ma gli insegnati sono disoccupati. E oziano giocando a backgammon. A maggio chiedevano ancora “Ritorneranno questa estate, gli studenti? Dopo il Ramadan? Torneranno i turisti?”. Ora sanno che né turisti né studenti verranno a Damasco a settembre. Andando a piedi verso via Maysaloun, dove c’è l’elegante Hotel Cham Palace, incontro tanti mendicanti. Non li avevo mai visti, nel centro, in una zona elegante vicino a un albergo a cinque stelle. Negozi vuoti, ristoranti chiusi. Ancora un mendicante, un bambino. Mentre cerco una moneta, un poliziotto lo caccia via, dicendo “E’ solo uno zingaro”.
Antonella Appiano