Perché il movimento degli Indignados non assomiglia alle rivolte del nordafrica.
Non facciamoci ingannare dall’immagine della piazza. O dal collante dei nuovi media,’Twitter’ e ’You Tube’.
Piazza Tahir
La primavera araba è nata come protesta contro le dittature, le oligarchie e ha avuto caratteristiche ed evoluzioni diverse nei vari Paesi dell’area mediorientale. Si è parlato di pane, di ’pancia’. Ma anche se i dittatori, e il loro stretto cerchio di privilegiati, si arricchiva e le masse s’impoverivano, non è stata questa la scintilla delle rivolte. Gli arabi si sono ribellati in nome della libertà e della dignità. Vogliono essere trattati come cittadini e non come sudditi. Hanno sfidato e sfidano i regimi. Ricordiamo come è iniziata la rivolta in Tunisia. Con Mohamed Bouazizi che si è suicidato, dandosi fuoco di fronte al palazzo del governatorato. Un gesto simbolico, pubblico e tragico. Mohamed non poteva più vivere in uno Stato di soprusi e di ingiustizia.
Anche il movimento non strutturato degli Indignados, dall’Europa agli Stati Uniti, è sceso in piazza. Ma per che cosa? Per la gestione della crisi economica mondiale, per il caos finanziario, per un futuro senza prospettive, per l’incertezza, per l’impoverimento del ceto medio che rischia di scomparire.
Da una parte, quindi, richiesta di ’Dignità’ (una parola scandita negli slogan delle manifestazione arabe) dall’altra, pura espressione della ’Frustrazione’. Gli indignados sono arrabbiati, è vero. Ma hanno un obiettivo preciso? Idee chiare? Propongono alternative politiche? In realtà, il movimento degli Indignados non offre prospettive storiche concrete.
I protagonisti delle Primavere arabe hanno invece un obiettivo: ottenere la libertà,rovesciare i regimi. Anche se, fino a d ora, i risultati sono stati incerti in quasi tutti i Paesi coinvolti. Il cammino per arrivare da un regime a uno stato di diritto infatti è lungo, tortuoso. E anche se le rivolte sono partite da una base laica, si sono ritrovate poi a dover convivere conl’islam politico o comunque con una ’dimensione religiosa’.
I Paesi arabi avranno quindi bisogno di molto tempo per riuscire nel loro intento. L’esempio più macroscopico è l’Egitto, dove i militari che hanno preso il posto di Mubarak, continuano a fomentare il settarismo religioso e non intraprendono reali riforme politiche. Però il movimento degli Indignados -anche se bisogna fare delle differenze fra Paese e Paese- per ora ha finalità così vaghe da non poter costituire neppure la premessa di una rivoluzione.
E’ comunque importante che i Governi prendano atto e non sottovalutino questo malessere espresso attraverso una legittima protesta democratica. Se, infatti, non verranno effettuati cambiamenti politici e legislativi profondi, questa ’continua frustrazione’ potrebbe diventare una delle cause del declino della nostra società.
Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro http://www.lindro.it/Non-e-la-Primavera (riproducibile citando la fonte)