Si definisce “Giornalista, madre e islamica”. E dice che a far la differenza nel suo paese sono state le donne ed i giovani yemeniti
Indossa una elegante tunica nera, un hijab rosa chiaro, ricamato a fiori rossi, e si presenta subito come: “yemenita, giovane donna, madre, e musulmana“.
Sorridente e serena ma anche decisa, a tratti ’infuocata’. Una vera pasionaria, Tawakkol Karman, Premio Nobel per la Pace 2011. Protagonista della Primavera araba yemenita, attivista per i diritti umani, giornalista. E che giornalista. In Paese arretrato come lo Yemen, con una popolazione di 24 milioni di abitanti, di cui la metà è analfabeta, Karman ha fondato l’associazione Giornaliste senza catene per favorire la libertà di espressione delle donne che lavorano nel campo della comunicazione.
Esponente del partito islamico Al Islah, che rappresenta il primo gruppo di opposizione in Yemen, il Premio Nobel insiste sul fatto che “a fare la rivoluzione in Yemen sono stati i giovani e le donne”. E scandisce senza apparente emozione i nomi delle compagne scomparse ed uccise nelle manifestazioni. “Più ne uccidevano, più il regime ci diceva di restare a casa e più il numero di donne che scendeva in piazza aumentava. Ed ogni donna ha gridato:”Saleh. Prepara la valigia. E vai via“.
Donne e giovani. Sono stati i giovani, certo. In un Paese dove la metà degli abitanti non supera i 18 anni è indiscutibile. Le donne. I dati parlano del maggior numero di donne imprigionate. La stessa Tawakkol Karman era stata arrestata nel gennaio 2011 e liberata in seguito alle pressioni dei suoi sostenitori. E ha continuato l’attività di opposizione diventando presto una leader. Una delle più carismatiche leader della protesta femminile nel suo Paese.”Sono stati i giovani e le donne,” ripete Karman.
“Ma non possiamo parlare ancora di vittoria. E’ stato l’inizio della rivoluzione” afferma convinta. In effetti lo Yemen deve affrontare molte sfide. E’ il più povero fra i paesi arabi. Tribale, settario. Le modeste scorte di petrolio si stanno esaurendo e anche quelle di acqua, fondamentali per l’irrigazione.
Il dittatore Saleh non c’è più ma la storia non è finita certo qui. Secondo la Karman, Saheh può ancora nuocere molto allo Yemen . “Vuole trascinare il paese in una guerra civile per poi tornare come salvatore”. Saleh avrebbe ancora il controllo dei rappresentanti delle principali cariche pubbliche e dei servizi segreti.
A proposito di Yemen però, vanno ricordate alcune cose. La maggior parte degli yemeniti è sunnita mentre la famiglia dei Saleh appartiene alla tribù Hashid, seguace dello zaydismo, una delle varianti dello sciismo. E un conflitto civile esiste da sempre nonostante l’unificazione del Nord e del Sud del Paese, nel 1990. Infine: la società è sempre stata divisa al suo interno dalle ribellioni dei gruppi zayditi del Nord (sciiti e quindi sospettati di essere finanziati ed armati dall’Iran), dal movimento secessionista del Sud e dall’attività delle cellule terroristiche di AQAP (al-Qaeda in the Arabian Peninsula).
Quindi a che punto è davvero lo Yemen? “Si sta entrando nella fase di transizione. Ci sarà un solo candidato alle elezioni secondo l’Accordo di Riad. Ma noi non lo permetteremo, se il candidato garantirà immunità per gli assassini” sostiene la Karman. E che cosa deve fare l’Occidente? “Congelare gli asset finanziari di Saleh e conferirli al popolo yemenita ed al governo di transizione”.
Il Premio Nobel ha parole dure anche per il regime siriano e per la repressione che continua ormai da 11 mesi. All’incontro di ieri (06/02/2012) al Senato della Repubblica hanno partecipato anche il Presidente del Consiglio Mario Monti e il Presidente del Senato Renato Schifani, che ha sintetizzato, nel suo discorso, come le primavere arabe stiano costituendo un eccezionale cambiamento storico del Mediterraneo.
L’incontro è stato promosso da Non c’è Pace senza Giustizia, organizzazione internazionale per ” la protezione e la promozione dei diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto e della giustizia internazionale“.
Questi gli obiettivi per il MENA (Medio Oriente e Nord Africa): promuovere valori democratici, istituzioni liberali e la trasparenza di governo attraverso la creazione di meccanismi politici di consultazione che riconoscano gli attori non-governativi, le ONG e la società civile come interlocutori legittimi e necessari delle istituzioni sui problemi delle riforme democratiche. Obiettivi importanti. Ma i processi storici sono tortuosi e complessi.
Su questo punto, senza dubbio, ha ragione Tawakkol Karman: “La rivoluzione comincia ora”.
Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro http://www.lindro.it/karman-la-vera-rivoluzione-comincia-ora/ (riproducibile citando la fonte)