La Siria divisa, anche in Italia

La comunità siriana nel nostro paese, in diverse sigle. Cosa pensano e cosa chiedono, tra confusione, idealità ed attese. Verso la manifestazione del 19 febbraio

Sigle, nomi. Siriani in Italia, Vogliamo la Siria libera, Unione di Coordinamento in Italia per il sostegno alla Rivoluzione siriana. Chi sono ? Quali progetti hanno? Da chi sono sostenuti?

Per semplificare, diciamo che l’opposizione siriana in Italia si divide in due schieramenti– spiega il dottor Feisal al Mohamad.”Uno laico, che raccoglie varie sigle, e uno Islamico, che fa riferimento al dottor Mohammed Dachan”. Feisal al Mohamad, medico, vive da 42 anni n Italia e ha fondato a Roma il Gruppo Unione di Coordinamento in Italia per il sostegno alla Rivoluzione siriana, nel giugno del 2011. All’inizio, abbiamo sperato davvero nelle riforme”.

Nel gruppo ci sono 250 iscritti più i sostenitori. Lo scopo? “Informare la popolazione italiana, far pressione sulla politica italiana attraverso associazioni e anche sul governo siriano. Far sapere a chi, nel nostro Paese, combatte per la libertà che non è solo”.

Manifestazioni, sit-in, conferenze, sono gli strumenti. Il dottor Feisal afferma che il gruppo è auto- finanziato, si sente ’vicino al Cns (Consiglio Nazionale Siriano)’ la parte di Opposizione politica, con sede in Turchia. “Ma – ci tiene a sottolineare- non abbiamo una rappresentanza nel gruppo“. Si augura una transizione cui partecipino “tutte le forze che hanno combattuto sul campo, che porti alla creazione di una nuova costituzione”. E’ contro ogni intervento armato straniero, ma spera “che l’esercito siriano Libero possa venir finanziato e armato (dai Paesi dal Golfo, per esempio) per accelerare la caduta del regime”.

Anche Aya Homsi, 25enne bolognese, che ha fondato nell’aprile del 2011, insieme a Bilal Breigeche, il Gruppo ’Vogliamo la Siria libera’ dichiara che gli scopi dell’Associazione sono quelli di “sensibilizzare l’opinione pubblica, raccogliere fondi per le famiglie di siriani che sono scappate in Giordania o in Turchia”.

E che lo schieramento riceve solo denaro da famiglie siriane. Nata in Italia da genitori siriani,Aya dichiara che ogni volta che tornava nel Paese di origine per trovare i parenti ad Aleppo, percepiva “la differenza fra un paese democratico come l’Italia e uno autocratico come la Siria”. Il padre era venuto in Italia per motivi di studio, nessun passato politico, dunque, eppure Aya non ha esitato a schierarsi in maniera attiva.

Il governo italiano deve ritirare l’ambasciatore, prendere una posizione più decisa”. Che pensa degli attivisti del ’Coordinamento dei siriani liberi di Milano’ che il 10 febbraio hanno tentato un blitz all’interno dell’ambasciata siriana a Roma? “Hanno agito contro la legge italiana, è vero, ma capisco la loro frustrazione”. E come vede un futuro post- Bashar.“Libere elezioni”, risponde senza esitare. Ma i partiti? “Certo dovremo avere pazienza, ci vorrà tempo”.” Nell’attesa chi dovrebbe guidare la transizione? “Il Consiglio nazionale siriano“.

La Comunità siriana d’Italia composta da circa 16mila persone è però divisa. Non tutti sono contro la leadership di Damasco. Il portavoce, dottor Jamal Abu Abbas, sostiene la tesi del complotto straniero e si dichiara a favore del Presidente Bashar al Assad. Afferma che “il Cns, ha ricevuto finanziamenti dal Qatar, 23 milioni di dollari”. Fa eco Jahuad, che fa parte della Comunità Siriani in Italia. “Non approvo l’azione di chi ha assaltato l’ambasciata siriana. E’ la nostra casa in terra straniera. Chiunque, che sia a favore o contro l’attuale governo dovrebbe rispettarla”. Jahuad racconta che il suo gruppo ”è aperto a tutti, ed è nato per favorire il dialogo. Ma ammette che è piuttosto difficile un confronto civile. Anzi, tutti coloro che partecipano ai gruppi pro o contro Bashar si dichiarano vittime di minacce da parte degli ’avversari’.

La divisione dell’Opposizione politica fra il Comitato di Coordinamento Nazionale (Ccn) e il Consiglio nazionale siriano (Cns) si riflette anche nei gruppi di opposizione o meno in Italia. I gruppi pro-rivoluzione sono tanti, con tanti piccoli leader che reclamano ’un posto al sole’. Molti sono nati in Italia e conoscono poco la Siria ma, come dichiara Basal “è comunque la nostra terra d’origine e non possiamo restare a guardare in silenzio”.

Ed intanto si preparano per la manifestazione del 19 febbraio a Roma.

Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro http://www.lindro.it/La-Siria-divisa-anche-in-Italia/ (riproducibile citando la fonte)

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