Quote rosa, si o no ? Uno sguardo ai recenti risultati in Algeria, Tunisia ed Egitto.
In politica, ’quote rosa’ sì oppure no? In Italia, in questi ultimi anni, le diverse proposte di legge hanno provocato polemiche e schieramenti trasversali favorevoli ed apertamente contrari. Secondo molte italiane infatti, le ’quote rosa’ – percentuali minime fissate per legge di presenza femminile imposte all’interno di organi elettivi – riflettevano un deterioramento della posizione della donna. Se c’è parità infatti, la presenza femminile nel Parlamento dovrebbe essere qualcosa di ovvio, così come è per la rappresentanza politica maschile.
Ma qual è la situazione nei Paesi arabi coinvolti nelle Primavere? Che cosa è cambiato per le donne in politica? In Algeria, il presidente Abdelaziz Bouteflika, dopo aver ha introdotto le ’quote rosa’ in Parlamento (nel novembre 2011) ne ha visto i risultati dopo le elezioni del 10 Maggio scorso. Le elezioni – vinte dal FLN (Front de Libèration Nationale) del presidente che ha ottenuto 220 dei 462 seggi- hanno portato infatti ’alla vittoria’ ben 148 parlamentari donne, cioè il 31,39% dei deputati. Un terzo dell’Assemblea Nazionale.
Nel Paese le donne rappresentano il 53% della popolazione, e sono già da tempo presenti nel mercato del lavoro occupando anche posizioni di rilievo in società pubbliche e private. Il codice di famiglia algerino non è adeguato però e le neo-deputate hanno già ricevuto molte richieste perché si uniscano, superando barriere politiche, nell’interesse delle donne. Uno scenario che punta ad un’azione unitaria per una leadership femminile nel mondo arabo.
E le ’quote rosa’ sono state istituite anche in Egitto. La nuova legge (approvata nel giugno 2011) definisce il limite minimo di 64 posti ’al femminile’ disponibili su 508. Attualmente le donne in politica sono poche. E la proposta delle quote rosa obbligatorie è stata fortementecaldeggiata dal Consiglio nazionale per le donne. Lo slogan promozionale: “Compagne nella vita, compagne in Parlamento”. Così come in Italia, la legge ha provocato aspri dibattiti.Per i sostenitori è l’unico modo per garantire la presenza femminile , per i detrattori solo un modo per ’ghettizzare’ le donne egiziane.
In Tunisia, le elezioni del 23 ottobre scorso le ha vinte il partito islamista, En-Nahdah: la tornata elettorale ha visto una buona rappresentanza politica femminile. Presenti al 50 per cento nelle liste elettorali grazie ad una legge ’post-primavera’ più avanzata di quella italiana, le signore della politica tunisina, sono state presentate però soltanto per il 5% come capilista.
Insomma, la storia si ripete. E’ necessaria parità nella vita, nel lavoro, nella politica. Cioè, uguaglianza. Stessi diritti, stessi doveri, stesse opportunità. C’è ancora molto da fare, e non solo nei paesi arabi. Donne colte, preparate, istruite. Ma riusciranno ad emergere in politica? In questo caso, meglio non guardare all’Italia come esempio.
Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro http://www.lindro.it/dopo-le-primavere-arabe-parlamenti-piu-rosa/ (riproducibile citando la fonte)