Damasco deserta, Aleppo attende.

L’Iran conferma l’appoggio a Bashar. Nella capitale del Nord si attende la battaglia decisiva.

Damasco. Arrivare a Damasco, questa volta è facile. Pochi controlli e superficiali. L’iter burocratico alla frontiera con il Libano è veloce. Certo c’è poca gente che entra nel Paese ora, e siamo in pieno Ramadan. Ma dopo la fuga di ieri (6 agosto) del Primo Ministro siriano Riyad Hijab, la ’battaglia’ per la conquista di Aleppo, l’attentato contro la sede della televisione di Stato sempre di ieri, è comunque sorprendente.

Alla frontiera diamo un passaggio a Hoda, una ragazza palestinese-giordana. I suoi genitori la verranno prendere alla frontiera siriana. Hoda vive a Tadamon, uno dei sobborghi ripreso pochi giorni fa dall’esercito regolare. “Un incubo: spari e combattimenti – racconta, Hoda – non ho potuto dormire per sette giorni. Appena entrati in Siria, sul cellulare arriva regolare l’sms del Ministero del Turismo che mi dà il benvenuto nel Paese.

Nella capitale, silenzio. Non si sentono raffiche di fucili, né si vedono elicotteri o fumo all’orizzonte. Tutto sembra sonnolento sotto il sole. Una calma, almeno apparente dopo la riconquista, secondo le autorità di Damasco, della capitale. Stupisce ancora che dopo gli scontri alla periferia dei giorni passati e gli attentati, ci siano così pochi militari a presidiare i Ministeri o in giro per la città. Damasco sembra sotto l’effetto di un incantesimo. Anche se questa volta il portiere dell’albergo, quando gli chiedo “Come va?”, non mi risponde Bene, “alhamdulillah” ma, con un sospiro aggiunge: “Non va bene. Niente va bene in Siria”.

Controlli accurati invece all’Ambasciata iraniana, dove il segretario generale del Consiglio Supremo iraniano della Sicurezza Nazionale, Saeed Jalili, ha tenuto una conferenza stampa dopo un incontro con il Presidente Bashar al Assad. (che è apparso sugli schermi televisivi per la prima volta dopo l’attentato del 18 luglio contro il Palazzo di Sicurezza in cui sono morti il ministro dell’Interno e altri esponenti dei vertici).

Nella stanza affollata, Jalili, capelli bianchi, occhiali cerchiati in metallo, è seduto accanto all’ambasciatore iraniano Mohammad Reza Sheybani. Sulla parete il ritratto di Khomeini e del’ayatollah Al KhameneiJalili conferma l’appoggio dell’Iran all’asse di resistenza che la Siria sta opponendo contro il terrorismo.

I voli per Aleppo sono regolari mi assicurano alla compagnia aerea Syrian airlines. Ma Aleppo, detta anche la capitale del nord e ’Al Shabab’, la ’grigiastra’, per il colore spento della pietra che riveste gran parte degli antichi edifici, sta aspettando, quella che per tutti sarà l’ultima battaglia. Quella decisiva. Ma lo sarà davvero?

Antonella Appiano in esclusiva per Lindro (riproducibile citando la fonte)

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