La guerra del petrolio

Geopolitica e indipendenza energetica

La guerra del petrolio

Gas e oro nero rimangono al centro degli interessi Occidentali (e non solo) in Medio Oriente.

Mitt Romney ha dichiarato che se diventerà presidente degli Stati Uniti, il Paese, importerà petrolio solo dal Canada e dal Messico. Secondo il candidato repubblicano infatti , importare petrolio da paesi instabili come quelli medio- orientali rende gli States “energicamente dipendenti”. Anche secondo il Presidente in carica, Barack Obama, l’indipendenza energetica è necessaria perché il petrolio può essere usato come “arma per destabilizzare i governi democratici da parte di governi non democratici”. Certo il Canada non è un paese instabile in grado di procurare problemi. E le dichiarazioni odorano di retorica.
 

Infatti nonostante i proclami, l’area del Golfo – dove di trova dato il 60% di riserve petrolifere mondiali- rimane al centro degli interessi delle super potenze e potenze Occidentali. E le basi navali e aeree americane tengono sotto controllo lo stretto di Hormouz davanti all’Iran. Nel luglio 2011 Iran, Siria e Iraq hanno firmato l’accordo per un gasdotto che, entro il 2016, dovrebbe collegare il giacimento iraniano di South Pars, il più grande giacimento di gas naturale del mondo, alla Siria e quindi al Mediterraneo e all’Europa. Le riserve di gas, in tutto il pianeta, sono di 40 miliardi di metri cubi, ed il giacimento di South Pars ne contiene da solo 10 miliardi. Un quarto di tutte le riserve conosciute, l’8% di tutto il gas del pianeta.

La Siria potrebbe quindi diventare un hub di condotti alternativi e in “concorrenza” a quelli che attraversano la Turchia. E che sono controllati dalle compagnie statunitensi ed europee. Un ottimo affare anche per la Russia, meno per la Turchia (membro Nato) e appunto per i Paesi occidentali.

Pensiamo poi alla crescita economica dell’India, della Cina, paesi che necessitano quantità sempre maggiori di energia. Ancora una volta ecco in primo piano le zone ricche petrolio e di gas e petrolio del Medio oriente e dell’Asia centrale. Perché di energia ’alternativa’ si chiacchiera tanto ma alla fine il caro, vecchio petrolio è sempre vincitore. E l’Unione Europea? Nel 2002 ha finanziato il gasdotto Nabucco per diminuire la dipendenza energetica dalla Russia. Il gasdotto avrebbe dovuto collegare i giacimenti del Mar Caspio e Medio oriente con l’Europa centrale, attraversando la Turchia, la Bulgaria, la Romania, l’Ungheria e l’Austria. Avrebbe. Perché il progetto – sostenuto anche dagli Stati Uniti e da alleati Nato, come la Turchia- è rimasto ai blocchi di partenza. I lavori non sono neppure cominciati.

Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro La Guerra del Petrolio
riproducibile citando la fonte

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