I rapporti di forza nel Regno Hascemita
Il Pragmatismo politico del Movimento e del Fronte d’Azione Islamico fra potere, necessità storiche e fratture interne.
Nel Regno Hascemita, al contrario della Tunisia, dell’ Egitto, della Siria, i Fratelli Musulmani non sono stati combattuti e costretti alla clandestinità. Anzi, con il partito del Fronte di Azione Islamico, braccio politico del Movimento, fanno parte integrante del sistema politico da almeno sessant’anni e rappresentano la principale forza di opposizione. “Il governo è solido, Abdallah non permetterà che in Giordania accada ciò che è accaduto in Tunisia, Egitto, Siria”, ripete Hamid ogni volta che gli telefono ad Amman. “Ma Hamid che cosa pensi della grande manifestazione del 5 ottobre?”, (i dati ufficiali parlano di circa 15mila partecipanti mentre quelli degli organizzatori, di 50mila). “E’ vero”, ammette riluttante, “c’è una certa lentezza nel procedere con le riforme e le nuova legge elettorale e la gente vuole cambiamenti più radicali”. Però Hamid non vuole commentare il fatto che la manifestazione di Ottobre – il giorno dopo lo scioglimento del Parlamento deciso dal Re – è stata promossa dal Fronte di Azione Islamico. Lo scioglimento del Parlamento, precede le elezioni politiche, più volte annunciate, e che dovrebbero tenersi alla fine dell’anno. Quale sarà il peso del Fronte di Azione Islamico nelle elezioni? Avranno lo stesso successo riscosso in Egitto e in Tunisia?
Un passo indietro. In Giordania il Movimento dei Fratelli Musulmani è stato fondato nel 1945 da Abu Qurah e fin dall’inizio, i Fratelli, stabilirono un ’patto di alleanza’ con la monarchia hascemita. Patto che ha garantito loro, fino agli anni Novanta, una condizione privilegiata. Nel 1953, da ’Società di beneficienza’ hanno raggiunto la posizione di ’Comitato islamico’ e nel 1962, ormai partito politico di fatto, hanno partecipato alle elezioni. I Fratelli musulmani sono stati sempre visti dai reali giordani come alleati nel sostenere la legittimità del Regno, basata, come si sa, sulla discendenza dal Profeta. E come strumento di difesa contro il pericolo di una diffusione di ideologie ’secolari’ che avrebbero, per forza, intaccato la legittimazione religiosa del potere.
L’idillio fra la Fratellanza musulmana giordana e i regnanti ha retto anche quando re Hussein scatenò l’offensiva contro l’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) che causò la morte di circa 3.000 palestinesi e finì con l’espulsione dell’organizzazione dalla Giordania.
Pragmatismo della Fratellanza che non partecipando alla insurrezione palestinese, anzi, schierandosi a fianco dei regnanti, evitò una possibile guerra civile. Da sempre insomma i Fratelli musulmani hanno avuto un ruolo importante nell’Unità di un Paese nato in maniera ’artificiale’ per volere delle potenze occidentali, dopo dissoluzione dell’Impero Ottomano. Una operazione portata avanti giocando sul ruolo dell’appartenenza all’Islam, che travalicava le appartenenze etniche e non attaccando la monarchia.
Per molto tempo la strategia dei Fratelli Musulmani si è dimostrata vincente, rivolgendosi anche alla nascente classe media e promuovendo valori islamici senza mai sfidare il potere. Come sempre l’islamizzazione è nata dal basso con la creazione di scuole, ospedali, attività caritatevoli e centri di ricerca : una diffusione lenta ma capillare. Ma recentemente si è assistito nel Paese a una divisione dell’Organizzazione, fra i Fratelli musulmani giordani di origine palestinese e gli altri. E in seguito, come si legge nel libro ’I Fratelli Musulmani nel mondo contemporaneo’ (a cura di Karim Mezran e Massimo Campanini) a una crescente ’palestinizzazione’ e alla decisione della Fratellanza di aderire alle posizioni più radicali di Hamas.
La forza storica dei Fratelli musulmani è stata quella di unificare i giordani e di riconoscere e riconoscersi nella monarchia hascemita. Ed ora? In un momento in cui l’intera regione araba è in agitazione, quale strada sceglierà la Fratellanza musulmana giordana?
di Antonella Appiano, in esclusiva per L’Indro: Fratelli musulmani, l’eccezione giordana