I risultati delle elezioni di mercoledi scorso (24 gennaio) erano scontati e non hanno prodotto nessun cambiamento. Affluenza alle urne intorno al 56% e vittoria dei candidati filo-governativi che hanno conquistato la maggioranza in Parlamento. I problemi però in Giordania rimangono. Malcontento popolare per le mancate riforme sociali; livello di corruzione in aumento;crisi economica aggravata dalla presenza di oltre 200 mila profughi siriani.
Le elezioni sono state boicottate dal Fronte Islamico d’Azione, braccio politico dei Fratelli Musulmani, come nel 2010. Ma la Fratellanza, in fondo, ha interesse a mantenere la Monarchia al potere. Nel Regno hascemita infatti la maggioranza della popolazione è di origine palestinese. E se Abdallah dovesse cadere, Israele potrebbe portare a buon fine un progetto che ha cuore da tempo. Proporre la riva orientale del fiume Giordano come patria ‘naturale’ dei palestinesi e giustificare così l’annessione della Cisgiordania. Un modo per risolvere il problema “dei due Stati”, che, ormai si è capito, non vuole affrontare.
Re Abdallah sembrava aver superato brillantemente la tempesta delle Primavere, nonostante le manifestazioni del 2011 e quelle più recenti. “Promesse non mantenute” mi aveva scritto Hamza, taxista di origini palestinesi, da Amman. “Qualche apertura ma in sostanza il sistema rimane lo stesso. Dalle elezioni non mi aspetto nulla. Conosciamo bene i problemi della Giordania e non ho visto veri interventi. La corruzione anzi è in aumento. I prezzi sono aumentati. E il re aveva promesso nuovi leggi e un sistema giudiziario più libero e indipendente”. Hamza, quando mi trovavo ad Amman e davanti agli innumerevoli ritratti del re dicevo ridendo che “non era molto avvenente” mi zittiva sempre preoccupato. “E’ pericoloso criticare il sovrano”. Non ha partecipato alle rivolte ma ora è uno dei tanti giovani disoccupati (circa il 40%) in un Paese dove il 60% della popolazione ha meno di 30 anni.
La Giordania non possiede petrolio (lo importa soprattutto dll’Iraq). Una terra arida, che era riuscita a sviluppare un discreto turismo, ora messo però alla prova dall’instabilità dell’area. La Siria in preda a una violenta guerra civile viene vista come un propagatore di ‘virus’ e sforna ogni giorno profughi, che vanno a pesare su un economia in crisi in un paese in piena crisi di identità. Un altro problema: i jihadisti giordani che vanno ad unirsi alle forze anti- Assad in Siria.
Nonostante l’immagine glamour costruita attorno alla Regina Rania, la Giordania questa volta potrebbe essere contagiata dai mutamenti regionali. Abdallah II intanto è stato costretto a chiedere un alto prestito al Fondo Monetario: 2 miliardi di dollari.
Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro Il punto della situazione in Giordania (riproducibile citando la fonte)