Sembra impossibile che gli Stati Uniti, dopo il disastro dell’Afghanistan e dell’Iraq, siano così incauti da esporsi con dichiarazioni sulla necessità di inviare armi ai ribelli siriani.
Che cosa può nascondersi dunque realmente dietro la “svolta” del Presidente Obama? Forse solo la necessità di un maggiore potere contrattuale sul tavolo della Conferenza di Ginevra 2? Anche se il G8 irlandese si è chiuso senza un accordo sulla questione siriana, l’unica possibilità per il Paese rimane sempre e comunque un patto di Pace.
Un accordo fra Stati Uniti, Russia, Iran e Arabia Saudita. E’ difficile immaginare i ribelli siriani e i loro alleati seduti allo stesso tavolo con il regime degli Assad e i loro alleati. Fantapolitica? Eppure se ciò non dovesse accadere, i combattimenti proseguiranno a lungo, fino a quando una delle parti riuscirà a prevalere sull’altra.
Per quanto tempo? Dipende dal denaro e dalle armi appunto. Dalla quantità di denaro e armi che i Paesi stranieri – sostenitori delle due parti in conflitto – continueranno a fornire. Non è determinante ai fini di una stabilizzazione del Paese, il fatto che l’esercito siriano – con l’aiuto dei miliziani di Hezbollah – abbia ripreso Qusayr o domani possa ‘conquistare’ Aleppo. Fra qualche giorno potrebbero cambiare le sorti sul campo di battaglia. Tutti e due gli avversari siano convinti di vincere.
Ma ormai la guerra ha coinvolto troppi attori locali, regionali, internazionali. Ha lacerato il tessuto civile. E’ necessario un processo di conciliazione nazionale, un piano di transizione. Sappiamo che da tempo sul terreno non ci sono solo le Forze armate siriane e l’ESL (esercito siriano libero) a confrontarsi. Conosciamo la deriva jihadista e i suoi pericoli. La storia parla chiaro. L’aiuto degli Stati Uniti ai mujahiddin afgani contro i sovietici non servì affatto ad aiutare le forze “moderate” ma solo gli estremisti. E’ poi possibile credere che gli Stati Uniti abbiano la memoria così breve ed abbiano già dimenticato che la cacciata di Saddam Hussein si è rivelata una mela avvelenata? Ora il Governo iracheno è molto più favorevole all’Iran che a Washington. Infine, senza voler ingigantire la minaccia estremistica, non possiamo neppure fingere che la Siria non stia correndo il rischio di rafforzare il potere di frange legate ad al Qaeda.
Le buone intenzioni sono importanti. E’ giusto desiderare che il popolo siriano possa vivere in libertà. Ma non bisogna perdere vista la realtà. La storia. Le esperienze del passato. Sono loro a vincere. Non le speranze.
Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro Perché è necessaria una soluzione politica (riproducibile citando la fonte)
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