La data è stata fissata: 23 e 24 novembre. Gli inviti sono stati diramati. Qualcuno già respinto al mittente. Questo sposalizio si farà? E soprattutto riuscirà a raggiungere almeno qualche obiettivo concreto? La strada sembra tutta in salita, nonostante la Diplomazie internazionali, questa volta, si stiano impegnando per giungere a un accordo in grado di abbassar almeno il livello d’intensità della guerra civile siriana. Ma, in quella che sembra un po’ la rappresentazione dell’attesa di Godot, spesso viene il dubbio che le parti coinvolte non vogliano una risoluzione politica. Non tutte almeno.
Problemi e provocazioni da parte dello Bashar al – Assad; problemi e cavilli dell’Opposizione che, come abbiamo scritto più volte è frammentata, composta da una varietà di sigle diverse che si pongono scopi diversi. Opposizione politica divisa quindi e opposizione armata divisa sul campo dove alle forze dell’Esercito siriano libero, si sono aggiunti da tempo anche gruppi jihadisti o legati ad al Qaida. Ora in lotta fra loro.
Il presidente siriano Bashar al Assad ha dichiarato sul canale televisivo al-Mayadeen di non vedere ostacoli per presentarsi alle elezioni del 2014 per un nuovo mandato. Affermazione che, ovvio, ha provocato la reazione di un leadr della sfrangiata Opposizione Siriana, Ahmad Jarba, che in una contro-dichiarazione afferma «l’obiettivo del Convegno dovrà riguardare l’abbandono del poter da parte di Bashar al-Assad».
L’ostacolo più grave appare quindi la mancanza di una opposizione unita, l’assenza di un portavoce di rifermento e di una decisione congiunta.Uno dei temi che spezza i gruppi degli insorti è quello che riguarda un negoziato con la leadership al potere. La Coalizione Nazionale è troppo vicina agli interessi occidentali per rappresentare davvero chi è in campo. Purtroppo rischiano di esserlo anche le fazioni disposte al dialogo con Bashar al- Assad. L’impressione è che tutti si sentano vincitori e che quindi sperino in una vittoria senza negoziati, attraverso le armi.
E gli attori regionali e internazionali? La Russia ha offerto senza dubbio al regime una possibilità politica. E nessuno, dopo il “ritiro” del presidente Usa da un’azione militare, sembra disposto a seguire la via, già scartata. Come ha ribadito il segretario di Stato Kerry a Londra durante l’ennesima riunione “Amici della Siria” (cui hanno partecipato i rappresentanti di 11 nazioni fra cui l’Italia) «un’operazione militare non risolverebbe la crisi». Così come l’eliminazione delle armi chimiche. Un buon step, l’accordo. Ma più a livello dei rapporti Usa e Russia che per ciò che riguarda una soluzione al sanguinoso conflitto siriano. E ambigue sembrano ancora le posizioni dell’ Arabia Saudita, il Qatar e l’Iran, i principali attori regionali?
C’è da sperare, almeno – come ha sottolineato il ministro degli esteri italiano Emma Bonino – che durante il Summit, si riescano a concordare corridoi umanitari in grado di portar soccorso a quanti non hanno lasciato il paese. Molti siriani versano in gravi condizioni igieniche e sono stati segnalati casi di denutrizione».
Tentun mesi di conflitto, 110.000 morti. In Siria si combatte senza sosta . A questo punto l’obiettivo più credibile sembra essere sempre la divisione di quella entità politica chiamata Siria.
Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro La Siria e la Conferenza di Pace di Ginevra 2 (riproducibile citando la fonte)
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