I ruoli degli appartenenti a ISIS sono ben divisi a seconda del sesso: mentre gli uomini combattono, le giovani donne si occupano della propaganda sui social media. I canali digitali sono gli stessi con cui queste vengono arruolate e che useranno a loro volta per coinvolgere altre donne a fare altrettanto.
Sono giovani, usano Skype, Facebook, Twitter, Tumblr, Ask.fm e Kik come qualunque ragazza della loro età. Alcune si arruolano nelle brigate specializzate nell’uso dei social media. Ricoprono di fatto un ruolo importante e attivo nella sofisticata strategia di ISIS sui social media, ma non solo.
Quante sono queste donne e queste ragazze? Da dove provengono? Come si svolgono le loro giornate? In che modo utilizzano i social media? Per conoscerle affronteremo un viaggio che si snoda attraverso storie e frammenti di vita di alcune di loro.
Vedremo come è iniziata tutta la loro esperienza: cosa le ha spinte, come sono state arruolate, come sono coinvolte nella propaganda sui social media, ma anche come si svolge la loro vita sociale.
Vedremo anche alcuni dati demografici relativi al recruiting di ISIS, per comprenderne l’impatto e il contesto. Infine, impareremo a conoscere le brigate completamente femminili.
Piccole storie di piccole donne
Shannon Maureen Conley è una ragazza americana che è stata arrestata per terrorismo mentre tentava di prendere un aereo per la Turchia e da qui in Siria. Lì l’aspettava un terrorista tunisino che via Skype l’ha convinta a unirsi a ISIS con la promessa di sposarla.
Per le leggi federali americane rischia 5 anni di carcere e 250 mila dollari di multa.
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Aqsa Mahmood è una ragazza che nel novembre 2013 da Glasgow si è trasferita in Siria, dove si è sposata con un combattente ISIS. Lo scorso aprile, ha pubblicato on-line un libro in inglese (sotto lo pseudonimo Umm Layth) dal titolo “Diario di un Muhajirah [migrante]”, una sorta di orientamento e di manuale per le donne che potrebbero scegliere di recarsi in Medio Oriente sposando la causa di ISIS, su ciò che devono aspettarsi. I consigli vanno da cosa mettere nella valigia a come unirsi alle centinaia di occidentali che combattono in nome della Stato Islamico senza venire scoperti. Nel libro avverte però che il più grande ostacolo può essere costituito dalla resistenza delle rispettive famiglie, ma che Allah viene prima di tutto: il libro spiega come comportarsi in questi casi. Prima che fosse chiuso, il suo account Twitter (@UmmLayth_) aveva oltre 2.000 follower.
Ora lavora per la brigata al-Khanssaa nella città di Raqqa, dove ISIS ha la sua sede siriana.
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All’indomani dell’esecuzione del giornalista James Foley, una donna di nome Khadijah Dare su Twitter affermò di desiderare di essere la prima donna a uccidere un terrorista degli Stati Uniti o del Regno Unito
“I wna b da 1st UK woman 2 kill a UK or US terorrist!”
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Una donna che sostiene di essere una studentessa di medicina britannica che ha lasciato il Regno Unito per unirsi all’Isis, ha pubblicato una foto sui social media in cui tiene in mano una testa mozzata, di fronte a due bambini che osservano la scena.
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Una ragazza ha twittato una foto della decapitazione del giornalista Jim Foley con la didascalia, “Se questo non porta un po’ di comfort al tuo cuore, allora controlla te stesso”.
Lo stato del recruiting di ISIS
Si stima che ISIS attraverso i video di propaganda sia riuscita a reclutare da 12.000 a 15.000 combattenti stranieri provenienti da 81 paesi diversi. Dal Regno unito sarebbero partiti in 400 per andare a combattere in Siria; sono soprattutto giovani, comprese alcune donne.
Si ritiene che anche il gruppo terroristico somalo al-Shabaab cerchi nuovi adepti, in particolare nel Minnesota dove c’è la comunità somala più numerosa degli Stati Uniti.
Il reclutamento avverrebbe sia attraverso i canali digitali che di persona, grazie a simpatizzanti islamici che si trovano negli Stati Uniti.
Obama ha annunciato misure per bloccare preventivamente soggetti sospettati di volersi recare in Medio Oriente per unirsi a gruppi terroristici.
Come e perché ISIS arruola giovani donne
ISIS sta reclutando donne e ragazze occidentali; decine di loro provengono da UK e Francia.
Se da un lato queste donne sperano di avere un ruolo attivo nelle azioni terroristiche, dal monitoraggio degli account sui social media sembra che invece gli jihadisti maschi considerino le donne solo delle controparti anziché delle partner, utili a procreare e a svolgere mansioni di supporto.
Il numero esatto di donne che hanno aderito a gruppi jihadisti in Iraq e in Siria è impossibile da accertare, ma a Londra gli analisti terrorismo del Centro Internazionale per lo Studio della radicalizzazione stima ci siano circa 30 donne europee, meno del 10% degli uomini che hanno compiuto la stessa scelta. A giudicare dal numero di cittadini che vengono segnalati in Europa, sembra però che la percentuale di donne sia in rapida crescita.
Il Consorzio di ricerca e analisi sul terrorismo (TRAC) stima che ben il 15% delle reclute straniere ISIS sia composto da donne (forse 200), provenienti da almeno 14 paesi diversi.
Si ritiene che circa 60 donne britanniche si siano unite all’Isis in Siria e Iraq negli ultimi mesi, scrive il Daily Mail.
Per loro è un viaggio di non ritorno.
Il requisito per l’adesione ISIS è che una persona faccia da garante e internet è un luogo dove questo contatto può avvenire. Al Qaeda invece prevede un processo di valutazione più selettivo per l’ingresso.
Al Nusra invece è meno concentrata sul reclutamento di combattenti internazionali.
La propaganda di ISIS sui social media
Le giovani donne sono relegate a ruoli di supporto agli uomini combattenti, come per esempio le campagne sui social media, per le quali sono diventate un elemento chiave della sofisticata strategia di ISIS. Mentre i loro uomini sono fuori a combattere, le donne portano avanti la propaganda verso il mondo esterno.
La cosa più inquietante è il modo con cui combinano memi, smile ed emoticon mentre parlano di argomenti come la decapitazione dei giornalisti. D’altronde, questa forma di espressione è tipica della loro età: spesso sono ragazze adolescenti che hanno lasciato le loro famiglie per andare in Medio Oriente, non solo per sposarsi ma anche per partecipare attivamente al conflitto come meglio possono.
Queste ragazze scrivono su Twitter e blog per convincere le potenziali “sorelle” in Europa e negli Stati Uniti a viaggiare in Medio Oriente per aiutare ISIS a costruire una visione estremista di una società islamica.
La commercializzazione del prodotto ISIS si concentra sulla sfera privata e sulle gioie della vita familiare jihadista.
Le donne rispondono ai tweet esaltando le gioie della rivoluzione islamica. Molte utilizzano sia Twitter che Ask.fm per cercare consigli su come arrivare in Siria o in Iraq. Attraverso questi canali scoprono come prendere la via più rapida per effettuare questo viaggio e come prendere contatto col loro referente entro il primo giorno di arrivo, per non essere scoperte.
Ci sono adolescenti che, attraverso Twitter, Tumblr e Kik (un sistema di messaggistica similare a Whatsapp, con 100 milioni di utenti) si scambiano i versetti del Corano, le dichiarazioni in lingua inglese e araba di predicatori radicali, piuttosto che le notizie sui progressi compiuti dallo Stato Islamico.
Attraverso i canali social le donne che supportano ISIS rimproverano i musulmani che vivono in Occidente perché non si uniscono allo Stato Islamico, ricordando che è loro dovere farlo.
C’è addirittura chi su Tumblr scrive che non ci sono abbastanza combattimenti per soddisfare il desiderio di uomini e donne appartenenti all’ISIS.
Più di 30.000 account Twitter pro-ISIS sono nati dopo l’assassinio di Foley, nel mese di agosto.
Diversi contenuti pubblicati on-line fanno riferimento agli abusi compiuti dalle truppe NATO nelle carceri di Guantanamo e Abu Ghraib.
https://twitter.com/KhidrBelim/status/502124995561402368
Altre donne scherzano tra loro sui cadaveri che vedono oppure festeggiano in occasione dell’11 settembre.
Molte donne inglesi e francesi, facenti parte delle forze di polizia di ISIS, usano Twitter per spingere altri ad aderire.
Non mancano i tweet dai toni duri o i post di blog che esaltano le decapitazioni.
Mediamente un account Twitter di un utente di ISIS donna ha meno follower di un omologo maschile
Sia Twitter che Facebook bloccano per violazione dei termini di servizio gli account che pubblicano contenuti di questo genere, quando li rilevano, ma gli jihadisti ne creano subito di nuovi.
La vita sociale delle donne arruolate da ISIS
Le donne che si “arruolano” nell’ISIS sono destinate a un matrimonio-lampo con uomini mai incontrati prima, perché nessuna di loro viene impiegata nei combattimenti: diventeranno casalinghe impegnate ad accudire la casa e i figli. Sarà loro cura fare in modo che questi figli crescano sotto i principi dell’ISIS e formare la generazione futura di combattenti.
Addirittura ISIS ha aperto un “agenzia matrimoniale” nella città di Al Bab, nel nord della Siria, per le donne che vogliono sposare i combattenti jihadisti nei territori occupati. Le donne avranno quindi il compito di mettere alla luce i mujaheddin [guerrieri], di allevarli e dargli insegnamenti.
Queste donne hanno creato una rete di relazioni tra loro e incoraggiano donne di altre parti del mondo a intraprendere il “Hijrah”, il viaggio.
Ogni donna deve obbligatoriamente indossare il niqab, un copricapo che lascia scoperti solo gli occhi, come previsto dalla Sharia, la legge islamica. Alcune donne però sono andate oltre, coprendo anche le mani con i guanti per non lasciare visibile nessuna parte della loro pelle.
Testimonianze di chi è riuscita a fuggire confermano che ci sono donne non islamiche, per esempio yazidi, tenute come schiave dagli uomini.
Quelle che rimangono vedove a causa del’uccisione del marito si risposano, dopo un adeguato periodo di tempo, perché la legge prima non lo consente.
Le donne però cominciano anche a partecipare attivamente, anche se non in prima linea e vorrebbero partecipare ancora di più. Questa è la situazione attuale, ma che sta evolvendo rapidamente. Stanno seguendo corsi di formazione sulle armi, per esempio su come pulirle e come usarle. In realtà le donne non sono autorizzate a combattere, ma possono proporsi per attentati suicidi.
Le brigate Al-Khansaa e Umm Al-Rayan
Nella città siriana di Raqqa, capitale de facto dello Stato islamico, le donne che girano pubblicamente senza un accompagnatore maschile o che non sono coperte adeguatamente sono soggette ad arresti e pestaggi, spesso per mano di altre donne.
A far rispettare queste norme comportamentali sono due Brigate di polizia morale completamente femminili, con sede nella città: si tratta delle brigate al-Khansaa e Umm Al-Rayan, create lo scorso 2 febbraio.
La sola al-Khansaa è composta da circa 60 membri di età compresa tra 18 e 25 anni. Ognuna di queste donne percepisce una retribuzione mensile di circa 25.000 lire siriane (intorno a 175 dollari).
Queste due brigate hanno il compito di ispezionare tutte le donne che transitano e di fare in modo che rispettino il codice morale rigoroso di ISIS. Esistono testimonianze di donne che compiono ispezioni nelle scuole e nei mercati, con successive fustigazioni di altre donne non completamente velate con il niqab.
Sia all’interno del califfato che in altri gruppi jihadisti questo risulta l’unico caso in cui le donne possano svolgere il compito di esecutori materiali. La ragione è semplice: diversi combattenti anti ISIS si travestivano da donna (coprendosi quindi col velo) per attraversare indisturbati i checkpoint, visto che i componenti maschili dell’ISIS erano riluttanti a perquisire l’altro sesso.
Dal punto di vista delle donne di questa brigata, questa opportunità è vista come una sorta di emancipazione, anche se portata avanti a danno di altre donne.
Attualmente questo battaglione ha un proprio canale multimediale con video di propaganda che promuove il loro lavoro. Si ritiene che la sua composizione sia mista tra donne inglesi e francesi, ma i suoi account social media pubblicano contenuti in inglese e si pensa che siano anche gestiti da inglesi.