“E’ la prima traduzione di letteratura contemporanea yemenita in Italia” sottolinea Ibtesam al- Mutawakkakil con una sfumatura di rimprovero. Touchée. Da noi è stata ingiustamente trascurata per anni.
“Ho vinto la paura di essere confusa con i miei personaggi” continua  Nadia “Scrivendo ti esponi. Sveli i tuoi sentimenti. I tuoi pensieri”.
Pensi di poter aiutare le sue connazionali? “Sì ho incominciato a scrivere per me stessa ma ora lo scopo è anche di spingere le altre ad osare”.
Battagliera, Nadia. Proprio come la prima (e unica per ora) Ministra yemenita  Amat al Alim Alsoswa che, 4 anni fa, appena insediata al Ministero per i Diritti Umani, aveva  trasmesso a tamburo battente, attraverso giornali, radio e tv,  il messaggio
“Hai dei diritti prenditeli”. Per dovere di cronaca. Queste brillanti e affermate yemenite rappresentano solo una “élite”. In Yemen, infatti, appena il 30 per cento delle donne lavora. In testa, settore sanitario e insegnamento. Seguono impieghi nelle banche e uffici pubblici. Da poco è nata l’Unione delle Imprenditrici. In crescita? “Inshallah”.E la Fondazione Aden ha offerto  prestiti a tasso agevolato per il finanziamento di piccole Imprese “rosa”. “Non basta. Bisogna promuovere la scolarizzazione,  ridurre la soglia di povertà, impedire il matrimonio delle bambine”s’infiamma Hoda al- Attas,  lunghi capelli sciolti, occhi profondi. ” Ma, a marzo il vostro Parlamento  ha approvato una legge che fissa l’età minima del matrimonio a 17 anni… “Alcuni deputati si sono opposti” replica  Hoda “. La religione non c’entra. E’ una delle tradizioni arcaiche che penalizzano la nostra dignità .” Hoda, che è scrittrice e giornalista- tiene una rubrica, “l’Occhio”  sul settimanale “La nazione”- è un fiume in piena. Ma Ibtesam  ci interrompe, proponendo di uscire. “Possiamo continuare la nostra chiacchierata in giro? Roma  è una città “giamila giddan”, bellissima.

Nella fotografia: Nadia al-Kawkabane e Hodaal-Hattas