Qualche riflessione. Semplci spunti. Una nuova globalizzazione o mondializzazione è in atto. Inutile negarlo o “fare muro”. D’altra parte il processo di incontro e fusione di culture diverse (molti studiosi ora lo chiamano meticciato) ha sempre accompagnato la storia umana. Già Seneca, dal suo esilio in Corsica scriveva :«Ognuno ha lasciato la sua casa per una ragione o per l’altra. Incessante è il peregrinare dell’uomo. In un mondo così grande ogni giorno cambia qualcosa: nascono popolazioni con nuovi nomi, si gettamo le fondamenta di nuove cittài». Le culture sono processi continui d’interscambio. Storicamente questo fatto è avvenuto a volte ilmaniera pacifica…a volte no. Perché come ha puntualizzato più volte Maurice Borrmans non dovremmo negare le diversità ma trovare opportunità per superare i pregiudizi reciproci. L’obiettivo è quello di stabilire fra le persone relazioni di riconoscimento reciproco . Il famoso e celebrato “dialogo”. Da esprimere non solo a parole ma nei fatti. Nei luoghi d’incontro, nelle scuole, nelle famiglie. Una scommessa, certo. una sfida. «Un dialogo fra le parti – scrive, infatti, Maurice Borrmans [1] « è più che mai indispensabile. E richiede che ciascuno riduca al minimo, presso il suo interlocutore, la sofferenza di essere mal conosciuto, mal compreso e mal accetto». Ricordando che «comunque un dialogo è sempre un’avventura in cui gli interlocutori non sanno bene dove giungeranno (…) volente o nolente, ciascuno è portato a scoprire l’altro e a lasciarsi scoprire da lui».
[1] Orientamenti per un dialogo fra cristiani e musulmani, Maurice Borrmans , Pontificia Università Urbaniana, 1993
Fotografia di Antonella Appiano