Viviamo in un mondo in cui la limonata è fatta con aromi artificiali e la cera per i mobili, con limoni veri.
(Alfred E. Newman)
E’ certamente più buono e più sano degli indigesti hamburger che stanno purtroppo spopolando anche qui e danneggiando la salute dei giovani, come in tutto il mondo. Non sempre la globalizzazione è positiva…
E per street food, qui a Muscat intendo soprattutto le grigliate di mishakik, spiedini di manzo speziati:
sono stuzzicanti e mi ricordano molto gli arrosticini che mangiavo a Trastevere, quando vivevo a Roma.
Le grandi griglie fumanti, le vedete lungo le strade che portano al mare o vicino alla spiaggia, soprattutto durante il week-end, alla sera. I mishkaki, sono gustosissimi, costano poco e si possono mangiare caldi lì vicino alla griglia (molti venditori mettono a disposizione sedie di plastica colorata) o portare a casa.
Il segreto di questi spiedini è nella marinata di cardamomo, canella, pepe nero e rosso e una passata finale di salsa al tamarindo. Il mio venditore preferito si trova ad Al Seeb, nella piazzetta.
Proprio quel signore che vedete nella fotografia. I suoi mishkaki sono teneri, speziati e cotti al punto giusto. Imbattibili.
Come street food, si trova un po’ dappertutto, anche il noto Shawarma: il “cuoco” vi affetta la carne di agnello direttamente dallo “spiedone” che gira lentamente, e ve lo serve, insieme a fettine di cipolla e pomodoro, nel pane arabo arrotolato.
Per gli amanti dei dolci invece, ci sono i Luqaimat: “polpettine ” fatte con farina, zucchero, yogurt, cardamomo un pizzico di zafferano e fritte nell’olio. I luqaimat… andrebbero quindi mangiati con moderazione.
Si preparano nei negozietti nei quartieri più vecchi della metropoli e durante le feste di paese. Se venite a Muscat a Gennaio, vi consiglio di assaggiare quelli degli stand gastronomici del “Festival delle Tradizioni Omanite”, nel Parco di al Amarat, a pochi chilometri dalla città.
E come bevande? Amo le spremute fresche di mango (che arriva da Salalah, nel sud del Paese)… è così denso e nutriente che spesso mi basta come colazione.
Ma ogni tanto cedo anche alla tentazione dell’acqua di cocco, che si beve con una cannuccia, direttamente dalla noce di cocco ancora verde.
Un po’ come facevo finta di fare da bambina con le mie amichette, quando giocavano ai “Naufraghi”, una variante molto casereccia della storia di Robinson Crusoe… D’altra parte, a Salalah, fra i banchetti di frutta tropicale e le piantagioni di cocco e banana, ci si sente un poco in un altro continente.
Ma non chiedetemi come tanti in Italia: “l’Oman? In quale parte dell’Africa si trova?”