Nulla.
Premetto che sono poco attaccata alle cose, alle abitudini, alle consuetudini. Che l’Oman è un Paese che ho scelto (non ci sono capitata per caso); che non ho un carattere da “torcicollo emotivo” e nostalgia è una parola che non compare nel mio vocabolario. Rifletto molto quando devo decidere qualcosa di importante ma quando ho scelto, sono sicura e non mi volto indietro.
E aggiungiamo che non mi sono mai sentita molto italiana.
Quindi:
- non mi manca la maleducazione della commessa che ti appallottola in una busta, l’abito appena comprato senza neppure provare a piegarlo; Qui l’abito lo sistemano con cura, spesso lo appendono nei porta-abiti. E con un sorriso.
- non mi mancano le “signore con cagnolino” che sporca il marciapiede e loro, le signore, fanno finta di niente e ti lasciano il regalino sul portone di casa. E se provi, gentilmente, a farlo notare ti aggrediscono :”Non ti piacciono gli animali?”.
- Non mi mancano gli italiani che, camminando, “svuotano le tasche”, buttando per terra pezzetti di carta, e pacchetti di sigarette vuoti.
- Non mi mancano quelli che si lamentano di tutto, al bar soprattutto, ma non fanno nulla di concreto per cambiare.
- Non mi mancano quelli che… ”Ah ma che fortunata che sei a vivere in Oman”. Provaci anche tu, se t’interessa. Cambia Paese, cerca casa e lavoro. Fallo. Non è proibito.
- Non mi mancano i treni italiani. A parte i Frecciarossa, i Regionali sembrano tradotte militari.
- Non mi mancano i citofoni di casa che tutti possono usare: chi ha dimenticato le chiavi di casa, chi ti vuole vendere qualcosa, che sia un credo religioso o un aspirapolvere. Qui i citofoni hanno un codice. Se non lo conosci non puoi suonare… .
- Non mi mancano i ladri che ormai ti rubano non solo il cellulare dalla borsa, ma anche un ombrello rotto dal bar in cui ti sei ti sei rifugiato durante un temporale. Qui posso lasciare il pc al caffé con tutti i miei libri, fare una nuotata e tornare a scrivere.
L’elenco è ancora lungo… ma, lo continuo in un’altra puntata…