Marocco

Marocco, Paese impegnato a mantenere la stabilità

Ci vuole tempo per ottenere risultati ma siamo sulla buona strada – racconta  Hassan Charraf, Capo Dipartimento Sviluppo della Fondazione “Creazione d’Impresa” della Banca Popolare del Marocco. – Il Paese all’interno del quadro nord africano e del Medio Oriente sconvolto dalle rivolte,  è riuscito a mantenere la stabilità interna. Abbiamo guardato con apprensione e timore ciò che è successo in Libia e in Siria”.

Le proteste, all’inizio del 2011, dopo quelle tunisine ed egiziane, si sono calmate perché re Muhammad VI ha accettato subito di ascoltare le richieste  del popolo che chiedeva cambiamenti in ambito  politico e socio-economico. Dopo l’approvazione della Nuova Costituzione (luglio 2011)  e le elezioni  ( 25 novembre 2011), quali sono ora  i problemi del Marocco?

La lentezza delle riforme. Dobbiamo accelerare il ritmo e la velocità soprattutto nel settore Giudiziario e dell’Educazione. L’indipendenza della Magistratura  è già garantita meglio, esiste il riconoscimento del diritto di stampa e di espressione. Grandi passi quindi nell’informazione e nei diritti umani. Ma nel Paese il tasso di  analfabetismo è di circa il 45%. Aumenta nell’entroterra, nelle zone rurali e colpisce soprattutto le donne. Esistono ancora squilibri sociali e disoccupazione. Però la gente, ha capito, che si può procedere senza rivoluzione. Si sono svolte libere elezioni. La popolazione  ha votato il partito islamico  Giustizia e Sviluppo e ha capito che, per rispettare le regole della democrazia, deve permettere  al partito e  al suo  premier Benkirane di lavorare durante tutto il  tempo stabilito. Dopo giudicherà se ha mantenuto o meno le promesse fatte in campagna elettorale. Il Marocco è un Paese affascinante ma complesso: è musulmano ma ha sempre cercato l’innovazione. E’ africano e nello stesso tempo mediterraneo ed europeo.

Senza dubbio,  re Muhammad VI, all’inizio delle proteste,  ha rinunciato allo strumento delle repressione  dimostrando  di possedere una visione lungimirante. Nonostante la riforma della Costituzione,  il sovrano continua a mantenere comunque  il potere di nominare il capo del governo. Però secondo le nuove normative, il prescelto deve essere deve essere  il leader del partito di maggioranza relativa  E’ stata quindi cancellata la voce della discrezionalità. Un re, Muhammad VI, che ha potuto fare leva sulla grande  considerazione  di cui gode l’istituzione monarchica. Chi manifestava non ha mai chiesto la caduta del sovrano.  

Ma che cosa rappresenta  dunque la monarchia oggi, in Marocco?

A chi me lo chiede -spiega Seloua Hermez, Responsabile del Dipartimento Investimenti del Ministero della Comunità marocchina Residente all’Estero – rispondo che è un poco come in Gran Bretagna. Nessuno mette i dubbio la sua legittimità. E’ il simbolo dell’Unione del Paese.

Parliamo della situazione economica del Paese, a  poco più di un anno e mezzo dalle elezioni. E’ migliorata?

Sul piano economico,  durante il 2012 abbiamo registrato  un incremento del  3%, che dovrebbe raggiungere e il 5,5%  nell’anno in corso, risponde Hassan Charraf. La stabilità politica attira gli investitori stranieri e il turismo. E  questo anche grazie allo sviluppo delle infrastrutture compiuto negli ultimi anni. Il Marocco registra poi come voce importante l’agricoltura mentre è ancora difficoltà nel settore manifatturiero. Si avverte la necessità di formare personale specializzato. Come dicevo è fondamentale accelerare le riforme nel campo scolastico. E inoltre l’interscambio commerciale marocchino (soprattutto prodotti agricoli e fosfati) ha dovuto fronteggiare un deterioramento dovuto alla crisi economica dell’Eurozona. L’Europa, infatti, rappresenta  la destinazione di di circa il 60% delle nostre esportazioni.

E la disoccupazione giovanile? I dati dichiarano un 15%. Progetti?

E’ in atto un piano per la formazione e lo sviluppo della micro impresa in ognuna delle 15 regioni del Marocco, destinato proprio ai giovani. Lo scopo è di  per aiutarli nella creazione e  accompagnarli nella spinta imprenditoriale anche con un periodo di  tutoraggio.

Di donne  e diritti parliamo con Seloua Hermez.

Naturalmente c’è differenza fra le aree urbane e quelle rurali – risponde. E ancora fra la fascia costiera vivace e turistica  e il Marocco dell’entroterra, soprattutto la zona al confine con l’Algeria. Lì, le donne vivono realtà molto patriarcali. Il problema è soprattutto l’altissimo tasso di  analfabetismo, per questo gli sforzi  andrebbero concentrati  prima di tutto nell’educazione.  Per ora le donne marocchine lavorano soprattutto nel settore scolastico, ospedalierio. Sono insegnanti, impiegate, infermiere, medico. Molte sono impegnate nel settore turistico, in costante crescita. Nel 2014 infatti dovrebbero aumentare del 7/%  nel numero degli arrivi. La nuova Costituzione comunque è a favore della donna. Anche se non dobbiamo dimenticare che la legge da sola non è sufficiente a soppiantare cattive abitudini dettate dalla tradizione  e dalla non –conoscenza.

Come ha scritto la sociologa marocchina Fatima Mernissi infatti,  la tradizione patriarcale è la prima a dover essere “attaccata” nei paesi arbo-musulmani. Ma la Mernissi non risparmia critiche neppure all’Occidente dove le donne sono “vittime spesso inconsapevoli di una cultura maschilista che cerca costantemente  di sopraffarle“.

Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro: Marocco paese impegnato a mantenere la stabilità (riproducibile citando la fonte)

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Marocco, emergenza famiglia

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Ci vuole tempo per ottenere risultati ma siamo sulla buona strada – racconta  Hassan Charraf, Capo Dipartimento Sviluppo della Fondazione “Creazione d’Impresa” della Banca Popolare del Marocco. – Il Paese all’interno del quadro nord africano e del Medio Oriente sconvolto dalle rivolte,  è riuscito a mantenere la stabilità interna. Abbiamo guardato con apprensione e timore ciò che è successo in Libia e in Siria”.

Le proteste, all’inizio del 2011, dopo quelle tunisine ed egiziane, si sono calmate perché re Muhammad VI ha accettato subito di ascoltare le richieste  del popolo che chiedeva cambiamenti in ambito  politico e socio-economico. Dopo l’approvazione della Nuova Costituzione (luglio 2011)  e le elezioni  ( 25 novembre 2011), quali sono ora  i problemi del Marocco?

La lentezza delle riforme. Dobbiamo accelerare il ritmo e la velocità soprattutto nel settore Giudiziario e dell’Educazione. L’indipendenza della Magistratura  è già garantita meglio, esiste il riconoscimento del diritto di stampa e di espressione. Grandi passi quindi nell’informazione e nei diritti umani. Ma nel Paese il tasso di  analfabetismo è di circa il 45%. Aumenta nell’entroterra, nelle zone rurali e colpisce soprattutto le donne. Esistono ancora squilibri sociali e disoccupazione. Però la gente, ha capito, che si può procedere senza rivoluzione. Si sono svolte libere elezioni. La popolazione  ha votato il partito islamico  Giustizia e Sviluppo e ha capito che, per rispettare le regole della democrazia, deve permettere  al partito e  al suo  premier Benkirane di lavorare durante tutto il  tempo stabilito. Dopo giudicherà se ha mantenuto o meno le promesse fatte in campagna elettorale. Il Marocco è un Paese affascinante ma complesso: è musulmano ma ha sempre cercato l’innovazione. E’ africano e nello stesso tempo mediterraneo ed europeo.

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Marocco, emergenza famiglia.

Il suicidio di Amina Filali apre la polemica.
Il Ministro promette una riforma dell’articolo 475, ma specifica: “solo se la società marocchina la vuole”


 

Si aspetta, si discute, si polemizza. Si spera, in Marocco, ma anche in Italia – fra la Comunità marocchina – che il governo, guidato dal partito islamista Giustizia e Libertà (PJD) modifichi l’articolo 475 del proprio codice penale. Un articolo che punisce lo stupro con una pena da 5 a 10 anni di carcere, a meno che lo stupratore non sposi la donna di cui ha abusato, salvando così l’onore della famiglia.L’articolo di legge per cui si era suicidata, dopo soli cinque mesi di matrimonio, il 10 marzo scorso, Amina Filali.
Dopo la violenza, infatti, il padre si è detto costretto a combinare il matrimonio della figlia con lo stupratore. Ma Amina non ha mai sopportato quell’obbligo.Il gesto estremo ha portato alla ribalta il problema del diritto di famiglia in Marocco (e in altri Paesi Arabo –musulmani), ma anche la considerazione di quanto, spesso, la tradizione ’sia più forte’ della legge stessa. E’ indubbio che questa norma debba essere modificata, ma perché abbia davvero ’presa’ sulla gente, non dobbiamo dimenticare che, a cambiare, deve anche essere la mentalità della società. Il Marocco, fra l’altro, ha uno dei codici di famiglia, dal 2004, più all’avanguardia in merito alla tutela della donna, ma – per la sua stessa natura- è un codice che tocca nel cuore la società (ogni società).

E le riforme in questo campo sono sempre state difficili. Non solo nei Paesi Musulmani. Ci siamo forse dimenticati le battaglie e i contrasti in seno alla società italiana per inquadrare giuridicamente le coppie di fatto e le coppie omosessuali? A questo punto è forse utile ricordare – a differenza di ciò che molti occidentali credono – che il diritto musulmano già dal 1800, era stato cambiato e si era uniformato ai codici europei. Anche se l’adeguamento alle leggi europee è avvenuto soprattutto nel campo del diritto commerciale e civile.

Dopo il tragico gesto di Amina Filali, Moustapha Khalfi, Ministro della Comunicazione e Bassima Hakkaoui, Ministro della Famiglia e dello Sviluppo Sociale (fra l’altro, l’unica donna fra i 29 ministri del nuovo governo) hanno tenuto una posizione ambigua,promettendo una revisione dell’articolo 475, ma di fatto non hanno annunciato fino ad oggi un concreto progetto di riforma. Ed è proprio di poche ore fa la notizia riportata dal ’Washington Post’ secondo cui il Ministro Bassima Hakkaoui, ha dichiarato che l’articolo 475“ non può essere abrogato da un giorno all’altro”, solo sotto la pressione della opinione pubblica mondiale.

Sembra che il Ministero della Giustizia abbia intenzione di studiare una completa revisione del codice penale ( che risale al 1962). Ma sulla revisione dell’ articolo 475, il Ministero assume una posizione cauta, dichiarando: “solo se la società marocchina la vuole”.
C’è ancora tanta strada da fare ha dichiarato Sarah Leah Whitson, direttrice della sezioneMoyen-Orient et Afrique du Nord à Human Rights Watch. “ L’articolo 475 non è che la parte visibile dell’iceberg. Malgrado le riforme del codice di famiglia del 2004, le donne non sono ancora protette dalla legge quando sono vittime di violenza”. Ma la società è pronta a proteggerle?

Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro Marocco, emergenza famiglia (riproducibile citando la fonte)