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Saadeh: solo i siriani possono cambiare la Siria.
Intervista ad una delle trenta donne elette nelle elezioni del 7 maggio in Siria.
(Damasco) E’una delle 30 donne elette deputato nelle elezioni legislative che si sono tenute in Siria lo scorso 7 maggio. Una laurea in architettura presso l’Università di Aleppo e una specializzazione in restauro e conservazione dei monumenti storici, Maria Saadeh mi riceve a casa, a Damasco. Sorridente, diplomatica, trasmette entusiasmo e passione.
Lei si è presentata nelle liste degli indipendenti, qui a Damasco. E’ stata eletta. Crede davvero di poter cambiare qualcosa nel sistema, quando siederà in Parlamento?
Prima di tutto vorrei dire che mi amareggiano il disinteresse, il silenzio o addirittura ’la condanna preventiva’ dei media occidentali. Un atteggiamento che squalifica ogni sforzo propositivo. Dopo più di 50 anni, si sono svolte le prime elezioni multipartitiche in Siria, qualcosa vorrà pur dire. Si sono presentati 7.195 candidati (di cui 710 donne) per 250 poltrone in Parlamento. Perché non considerare questo fatto un passa in avanti? Abbiamo un percorso da seguire e non sarà facile. Ma sono sicura che attraverso queste elezioni si possa dare voce a legittime aspettative, per le quali mi batterò. Sono state definite una ’farsa’. Penso sia ingiusto. Dobbiamo costruire qualcosa di nuovo. Qualcosa che non è mai esistito in passato. La democrazia è una dimensione da scoprire. Comunque, la possibilità di risolvere il conflitto con il dialogo c’è ancora: lo testimoniano le centinaia di giovani con cui ho parlato in campagna elettorale.
Ma la violenza continua.
Certo il Paese deve ritrovare un equilibrio. E questo non è possibile se diventa un terreno di combattimento delle potenze internazionali. La società siriana, non è solo un mix dal punto di vista confessionale ma anche una mescolanza complessa dove si trovano nazionalisti, islamisti, socialisti, atei e credenti. La Siria è un elemento fondamentale degli equilibri del Medio Oriente, e sta diventando un campo di battaglia tra potenze per l’egemonia regionale. Il pericolo maggiore è quello della violenza terroristica, attraverso una vera e propria strategia della paura. Una strategia che mira a intimidire i siriani, a gettarli nell’insicurezza, a ’creare’ dei profughi, a bloccare ogni progetto di riforma. E ci sono stati altri problemi durante la nostra crisi. Errori nell’affrontare la protesta. Provocatori fra coloro che manifestavano ed ’ignoranza’ fra le forze di sicurezza. Influenze straniere dei Paesi arabi del Golfo. Un circolo vizioso
Dopo l’ultimo attentato del 10 maggio scorso, non ha paura?
No. Non posso permettermelo. Mio marito e la mia famiglia mi hanno sostenuto e continuano a farlo. Sono consapevole dei rischi ma mi sono assunta un compito e intendo rispettarlo.
In che cosa consiste il suo programma ?
Si rivolge a tre ’fasce’: i giovani, la seconda e la terza età. Con i giovani ho avuto un contatto diretto quando ho insegnato Progettazione Architettonica presso la Facoltà di Architettura all’Università di Damasco. In Siria, i giovani sono il 65%. Ma troppo spesso la loro capacità creativa, le loro abilità, il loro potenziale non sono investiti nel modo giusto. Ci sono tanti ragazzi senza prospettive e opportunità. Vorrei creare gruppi di lavoro affidando compiti reali, la possibilità di esprimere il talento, la creatività. Il dialogo e l’accettazione dell’altro. Poi, c’è la fascia delle seconda età, i cinquantenni che non appartengono a classi sociali ricche, e che sono tagliati fuori dai privilegi. Infine la terza età. Le persone ’grandi’ istruite, i portatori di valori sociali e culturali, che dopo l’Indipendenza, hanno costituito la società civile. Vorrei creare un link fra queste tre ’categorie’. Sono all’opposizione, questo significa che conosco i mali della nostra società. Il benessere va ridistribuito. Le capacità valorizzate. Deve nascere una nuova società civile.
E per quanto riguarda le donne?
Le vecchie tradizioni, soprattutto in certe fasce sociali, rurali e povere, soffocano la donna. In questo modo la Siria perde la metà delle risorse della società. Il mio programma si basa soprattutto sulla Formazione, l’Affermazione del ruolo e delle capacità delle donne. Non sarà facile. Ma è importante rompere il muro del silenzio. Affrontare ogni questione, anche quelle dei delitti d’onore, per esempio.
Il Fronte dell’Unità nazionale, con il Partito Baath al potere da 50 anni e suoi partiti satelliti, hanno vinto (dati ufficiosi, ndr) le elezioni legislative, non solo a Damasco, ma anche a Daraa e Idlib, roccaforti delle proteste antigovernative, che cosa ne pensa?
Sarebbe stato ingenuo pensare in risultati diversi. Alle elezioni si sono presentati otto partiti nuovi e le liste di indipendenti. Ma, il cambiamento, a meno che non si ottenga, attraverso una vera e propria Rivoluzione, necessita di tempo. Anche l’esperienza dell’Occidente lo dimostra. Chi non ha creduto nelle elezioni, le ha boicottate. Molti hanno scelto ’il nuovo’. E lo conferma il successo di gente ’sconosciuta alla politica’, come me. La massa si è rivolta a ciò che conosceva da sempre.
E il suo parere sull’Opposizione e il Cns (Consiglio Nazionale siriano)?
Non credo a gente come Burthan Ghalium, che vive all’estero da tantissimi anni, non conosce la realtà del Paese, opera per il fallimento del Piano di Pace di Kofi Annan e sollecita un intervento Nato. Solo noi siriani che viviamo in Siria, che ci siamo impegnati in prima persona, dicendo di no alla violenza, possiamo cambiare il Paese.
Damasco, domenica 13 maggio 2012
Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro http://www.lindro.it/saadeh-solo-i-siriani-possono-cambiare-la-siria/ (riproducibile citando la fonte)