Carla del Ponte

Israele ha attaccato la Siria o Hezbollah?

Fra dichiarazioni e smentite, anche sull’uso delle armi chimiche da parte dei ribelli, sale la tensione nell’area. E nascono nuovi interrogativi.

Certo la dichiarazione che Carla del Ponte – già procuratore del Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia e membro della Commissione Onu che indaga sui crimini di guerra in Siria –  ha rilasciato domenica scorsa (5 maggio) alla RadioTelevisione Svizzera è stata eclatante: «Stando alle testimonianze che abbiamo raccolto fino ad ora sono state utilizzate armi chimiche, in particolare gas nervino, ma dagli oppositori, dai ribelli». E ha concluso: «In conflitti come quello siriano, non ci sono buoni e cattivi. Per me sono tutti cattivi perché tutti, sia una parte sia l’altra, commettono crimini».

Una dichiarazione forte e inaspettata per i Paesi occidentali che sostengono l’opposizione siriana, pronti a intervenire  militarmente nel caso in cui il regime usasse le armi chimiche. La tesi di Carla del Ponte però è stata smorzata ieri sera (6 maggio) da una nota della stessa Commissione Onu  in cui  si sottolinea «che non sono state  raccolte prove conclusive sull’uso di armi chimiche in Siria dalle parti coinvolte nel conflitto».

Da dicembre scorso il regime e gli oppositori si accusano a vicenda sull’uso di armi non convenzionali. Le prove si troveranno prima o poi? Se non avessimo  a che fare con una delle guerre più crudeli e sanguinose, sembrerebbe tutto una farsa. «Armi chimiche sì, armi chimiche no. Abbiamo le prove. Non le abbiamo. Sono solo sospetti». E se le armi chimiche  sono in mano agli oppositori, di quali oppositori stiamo parlando? Quale fazione armate fra le tante milizie che ormai combattono sul terreno?  Siriani dell’esercito libero o jihadisti stranieri e  salafiti o il potente Fronte al -Nusra?

Intanto Israele compie due raid in territorio siriano nel week-end (precisamente nella notte tra giovedì 2 e venerdì 3 maggio, e poi nella notte fra sabato 4 e domenica 5 maggio). Silenzio stampa di Tel Aviv, come sempre. Il governo israeliano  infatti non ha confermato gli attacchi, anche se – secondo fonti militari – l’obiettivo sarebbe stato un  arsenale di missili iraniani destinate alle milizie libanesi di Hezbollah.

Per Damasco si è trattato invece di un attacco contro il centro di ricerche militari di Jamraya, vicino Damasco, già preso di mira nel gennaio scorso. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, nel raid sono morti 42 soldati governativi. Il ministro  degli esteri siriano ha  dichiarato su Sana – l’agenzia di stato ufficiale – che «l’attacco di Israele rappresenta un’alleanza tra terroristi islamici e Israele».

Il raid, ha aggiunto il ministro dell’Informazione siriano Omran al-Zoubi «apre le porte a qualsiasi possibilità».  Le autorità militari israeliane hanno predisposto  la chiusura dello spazio aereo civile a nord, più per timore di una rappresaglia delle milizie sciite libanesi di Hezbollah, alleate degli Assad, che delle minacce del Regime di Damasco. Appare infatti improbabile che in un momento in cui il regime è impegnato sul territorio in una lotta per la sua stessa sopravvivenza, sia in grado di aprire un altro fronte. Soprattutto contro un esercito così forte come quello israeliano.

Anche gli Stati Uniti, come Israele, non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’accaduto. Ma sembra poco credibile che le autorità statunitensi non fossero al corrente dell’operazione. Un raid che, mentre la guerra civile prosegue violenta in Siria e l’Occidente non sa che decisioni prendere, potrebbe fare comodo a molti. Per indebolire Hezbollah e quindi anche l’Iran. Attraverso l’emittente di stato Press Tv, l’Iran ha criticato  gli attacchi di Israele contro la Siria e ha esortato  «i paesi della regione a levarsi contro le aggressioni israeliane» mentre attraverso  Al-Manar, il canale televisivo di  Hezbollah, il “Partito di Dio” ha descritto l’attacco come la prova del collegamento tra «l’entità sionista e i mercenari estremisti che combattono il regime siriano».

La Turchia condanna Israele  e la Russia esprime preoccupazioni per il Libano. «Stiamo esaminando e analizzando tutte le circostanze relative alle relazioni del 3 maggio e del 5 maggio, quando si sono verificati gli attacchi aerei israeliani», ha dichiarato il ministero degli Esteri russo in una nota, nella quale si precisa che i raid di Tel Aviv minacciano la stabilità del vicino Libano.

E il grande game si complica con dichiarazioni non avvalorate da fonti secondo le quali Israele avrebbe mandato un messaggio segreto a Bashar al Assad, garantendogli appunto di non voler intervenire nel conflitto. Il “nemico” di Israele a quanto pare, è il “Partito di Dio”. Stiamo per assistere a un nuovo conflitto fra Tel Aviv e Hezbollah?

Antonella Appiano per L’Indro Israele ha attaccato la Siria o Hezbollah? – (riproducibile citando la fonte)

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