Comitati di coordinamento locali
“Ghalium non può rappresentarci” L’opposizione in Siria è divisa.
Sono in contatto telefonico via Skype con Fares da quando ho lasciato la Siria, a fine luglio. Fa parte di un gruppo di manifestanti di strada. Ha partecipato alle dimostrazioni nel sobborgo di Damasco di al- Qaboun e nel quartiere di al- Midan, a luglio e ad agosto. Mantiene i collegamenti con altre cellule nel Paese. E’ irritato. “Noi non siamo stati avvertiti. Noi che rischiamo la vita e scendiamo in piazza. Un Consiglio Nazionale di Transizione nato ad Ankara senza consultare tutti i gruppi coinvolti nelle rivolte è inutile. Lo abbiamo saputo a cose fatte da esponenti dei Comitati siriani di Coordinamento locale”, la piattaforma che da maggio ha riunito gli organizzatori delle manifestazioni anti-regime.
Fares è scettico anche riguardo Burhan Ghalium. “Ghalium a capo del Cnt? (Consiglio Nazionale di Transizione) Il professore aveva rifiutato di partecipare alla Conferenza di Salvezza nazionale del 16 luglio a Istanbul, dichiarando che il meeting, organizzato dagli espatriati, esprimeva solo gli interessi privati di chi voleva approfittare delle rivolte. Ripeto ciò che ti avevo detto a Damasco: né Ghalium né altri intellettuali possono rappresentarci.Sono lontani dal popolo. Molti di loro vivono all’estero da anni”.
Ad Ankara, il 19 agosto una fazione dell’opposizione ha annunciato la nascita del Cnt siriano formato da 94 membri, 52 provenienti dalla diaspora e 42 residenti in patria. Presidente, eletto a maggioranza, è Burhan Ghalioun, docente di Sociologia Politica all’UniversitàSorbona di Parigi. Intellettuale stimato, sunnita, originario di Homs, Ghalioun rappresenta una voce moderata nel variegato fronte del dissenso siriano. E’ contrario infatti agli interventi stranieri e ha sempre invitato i manifestanti a non reagire con le armi. Vuole la caduta del regime. Spera nella nascita di un Paese guidato da un direttivo civile e in uno stato unito, non diviso su base confessionale.
L’annuncio è stato contestato anche da Rahhal Muhamad, a capo dei Comitati siriani di Coordinamento locale, che ha dichiarato al quotidiano panarabo saudita, con sede a Londra,‘Ashaq–Al-Awasat’(http://www.asharqe.com/news.asp?section=1&id=26393): “Le persone che formano il Consiglio sono fantasmi che affermano di rappresentare una larga parte del popolo siriano, mentre non hanno nessun rapporto con la rivoluzione. Noi non facciamo parte dell’opposizione all’estero”.
Dello stesso parere anche se appartiene a un’altra fazione dell’opposizione, Bassam Al Kadi, ex esponente del Partito Comunista dei Lavoratori, che ha scontato sette anni di carcere e da venti è privo dei diritti civili e non può lasciare il Paese: “Non eravamo preparati alle rivolte, siamo stati sorpresi. Avremmo dovuto aspettare, organizzarci meglio. Questo consiglio nato in Turchia non porterà niente alla causa. Io sono da sempre contro l’opposizione all’estero. Che ne sanno? Non ci vedo nulla di positivo. Si sono spartiti anche la maggioranza dei seggi”. Un’altra ‘bocciatura’, infine, dal neonato Consiglio Generale per la Rivoluzione siriana.
Conferenze, Comitati, Consigli che nascono, si sovrappongono, spesso in disaccordo. Dissidenti, attivisti, militanti, laici, islamisti. Difficile orientarsi in un panorama di gruppi che sembra sempre più frammentato. I ragazzi come Fares, parlano di “libere elezioni”. Di “libertà”, di uno “stato di diritto” ma l’opposizione siriana, oggi a cinque mesi dall’inizio delle rivolte, non riesce a trovare la via dell’unità. E non offre prospettive politiche chiare e concrete.
Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro “Ghalium non può rappresentarci” riproducibile citando la fonte