Falange cristiano-maronita

Il Virus siriano

L’attentato d Beirut apre scenari allarmanti. Ma in Medio Oriente niente è scontato, come dimostra la storia. A chi giova destabilizzare il Libano? Gli interessi in gioco sono tanti. E chi era Wissam al -Hassan?

L’autobomba esplosa venerdì scorso a Beirut, non ha soltanto ucciso il capo dell’Intelligence libanese, il generale Wissamal-Hassan, e distrutto Piazza Sassine – nel cuore del quartiere cristiano di Ashrafiye – ma rischia di alterare gli equilibri, già fragili, del Paese dei Cedri, la nazione mediorientale più simile a una democrazia occidentale, pur se tormentato da dinamiche settarie e contrapposizioni politiche.

Che il lungo, lento collasso siriano con la tragica guerra civile potesse coinvolgere altri Paesi arabi e ’stravolgere’ la stabilità regionale, già si sapeva e si temeva. Ma i trenta chili di tritolo che hanno gettato Beirut e il Libano nel caos, hanno confermato le fosche previsioni. Dopo gli scontri di ieri (lunedì 22) ai funerali di Wissam al-Hassan, fra le forze dell’opposizione e l’esercito governativo, e quelli di Tripoli al nord del Paese, le forze armate di Beirut hanno invitato quelle politiche a usare moderazione nelle dichiarazioni per non fomentare le tensioni. E hanno aggiunto: “E’ in gioco il destino del Paese”.

Wissam al-Hassan era una figura di punta dell’ISF (Intelligence Internal Security Forces libanesi). Indubbiamente, era lui l’obiettivo dell’attentato che ha causato otto vittime e una settantina di feriti e sembra aver riportato Beirut indietro nel tempo. Vicino a Piazza Sassine, trent’anni fa, infatti era esplosa la bomba che aveva ucciso Bashir Gemayel, presidente neo-eletto del Libano a capo della Falange cristiano-maronita.

Ma non solo. Wissam al-Hassan, era visto anche come una delle personalità sunnite più importanti del Paese. Aveva condotto le indagini sull’attentato del 14 febbraio 2005, in cui perse la vita l’ex premier Rafiq Hariri accusando del fatto la Siria e le milizie sciite di Hezbollah. E aveva arrestato, nell’agosto scorso, Michel Samaha, allora ministro dell’Informazione libanese, con l’incriminazione di aver ordito un complotto per uccidere personalità politiche e religiose libanesi malviste da Damasco.

Ma Wissam al-Hassam era stato anche sospettato di ’coinvolgimento’ nell’uccisione di Rafiq Hariri; in quel periodo infatti era a capo dei servizi di sicurezza personali del Presidente e il giorno dell’attentato, il 14 febbraio 2005, non si trovava accanto a lui, come da protocollo, ma aveva preso un giorno di ferie per sostenere, in mattinata, un esame universitario. Gli investigatori delle Nazioni Unite trovarono l’alibi sospetto (anche per via delle 24 telefonate fatte dal Wissam quella mattina) ma le indagini non proseguirono perché Saad, il figlio di Rafiq Hariri, confermò la piena fiducia nel generale Wissam.

Un altro elemento importante e non trascurabile, è che l’Intelligence Internal Security Forces, del generale Wissam, ha l’incarico di controllare le infiltrazioni nel Paese dei Servizi israeliani. E, in seguito ad indagini, aveva arrestato Fayez Karam, a capo dei servizi di antiterrorismo e contro-spionaggio durante gli anni Ottanta e figura di spicco del Partito FPM (Free Patriotic Movement)con l’accusa di fornire informazioni sul partito di Hezbollah e del FPM (suo alleato).

Wassam al-Hassan era quindi un “obiettivo di alto livello” – come ha dichiarato Robert Fisk, corrispondente del quotidiano britannico ’The Independent’“su cui difficilmente saranno giudicati i responsabili”. Nella ridda delle ipotetesi: i siriani che vogliono allargare il conflitto oltre i confini o Hezbollah, alleato degli Assad. Ma in Medio Oriente niente è scontato, come dimostra la storia. A chi giova destabilizzare il Libano?

Gli interessi in gioco sono tanti. Tanti i sospetti. E i sospettabili. Non possiamo escludere per esempio che l’attentato abbia avuto origini interne, libanesi: salafiti, jihadisti sunniti, palestinesi dei campi profughi. Forze in campo che vogliono dare un nuovo assetto al Paese o regolare conti in sospeso. Rimane da sperare che i libanesi rimangano uniti nonostante tutto in nome del dolore e delle sofferenze patite durante la lunga e sanguinosa guerra civile.

Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro Chi era Wissam al-Hassan – IL VIRUS SIRIANO
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