Immigrazione

10 SETTEMBRE 2015: MINIREPORT ESTERI

‪#‎Minireport_Esteri‬ ‪#‎Siria‬: secondo fonti libanesi la ‪#‎Russia‬, che è sempre stata schierata a favore del Presidente Bashar al-Assad, sta combattendo nel Paese a fianco delle truppe governative.
‪#‎Europa‬: il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker ha fatto il primo discorso sullo stato dell’Unione. Il giudizio è negativo, “Poca Unione e poca Europa”. Sul tema degli ‪#‎sfollati‬ Juncker ha ricordato che l’immigrazione fa parte della nostra storia e ha difeso il piano di “redistribuzione” di 160mila rifugiati, chiedendo agli Stati membri di approvarlo al consiglio straordinario del 14 settembre.

(Fonti: Reuters, Deutsche Welle)

“Anche voi foste stranieri” di Antonio Sciortino: per i non italiani il posto c’è. C’entra il saper fare, ma anche il sorriso

In Italia quasi 13mila infermieri provengono da paesi extracomunitari. Oltre 5mila dall’Europa, quasi 3.500 dall’ Asia e altrettanti dall’Africa, scrive nel suo post  Antonella Appiano, che ha letto per noi il saggio di Antonio Sciortino. Per gli stranieri c’è posto. Anzi, sono 181mila i posti in cui le nostre aziende prevedono di inserire lavoratori extracomunitari nel 2010 secondo i dati diffusi  la settimana scorsa dalla Fondazione Moressa, sempre molto attenta a questo tema, elaborando i numeri di Excelsior-Unioncamere sui fabbisogni occupazionali. Si tratta del 22% sul totale delle assunzioni previste dalle imprese, che sono 802mila quest’anno, italiani e non, 20mila in più del 2009, di cui solo il 12,6% richiede la laurea, percentuale storicamente e tragicamente esigua. Per la maggioranza, i mestieri per i quali uno straniero è preferibile sono a tempo determinato (ma il numero di questi contratti è cresciuto anche in totale). Però non sono lavoretti, e neanche solo lavoracci, quelli offerti ai candidati stranieri: riguarderanno infatti profili con esperienza nel settore dei servizi alle persone e con qualifica nell’ambito di commercio e servizi. Specializzati ed esperti: cadiamo in pieno nella fascia dei profili che le aziende dichiarano difficili da reperire, un gap che nel 2010  corrisponde al 26% degli inserimenti programmati.
A credere ai dati, i lavori che gli italiani non vogliono più fare e per cui non si sono formati (non sempre per colpa loro) sono quelli che partono da un bagaglio tecnico solido e impegnativo da acquisire, con poco glamour per i ragazzi autoctoni e le famiglie  (sono stranieri anche i nuovi italiani, cioè le seconde generazioni, ricordiamolo…), o da quelle competenze non formalizzate che non si studiano da nessuna parte, perchè si acquistano solo lavorando.Tra cui ci sono la disponibilità, l’ascolto e l’attenzione al contesto e alle persone, aggiungerei anche la gentilezza: qui gli stranieri ci battono, basta frequentare per un giorno un ospedale. Noi italiani li abbiamo perduti per strada?
Ad Antonio Sciortino, direttore di “Famiglia Cristiana”, bastano una trentina di pagine per smantellare, nel suo ultimo libro  “Anche voi foste stranieri,” con cifre e dati oggettivi, la costruzione dei cliché su immigrati e lavoro.  Tabelle e statistiche li hanno fornitigli enti di ricerca. Ma i numeri da soli non bastavano: c’era chi li leggeva senza capire. E chi non li leggeva neppure. Così Antonio Sciortino nel libro – reportage – che naturalmente non parla solo di lavoro, ma affronta senza reticenze tutti i temi connessi con l’immigrazione e la multiculturalità, le posizioni assunte dalla classe politica e dalla Chiesa e il ruolo dell’informazione – ha fatto chiarezza”.

In Lombardia cresce il lavoro stabile e autonomo degli stranieri ma la crisi si fa sentire

«La cultura dell’integrazione passa attraverso l’accoglienza, l’inserimento lavorativo, la retribuzione economica corretta, il rispetto». Tutti fattori indispensabili ai fini di un saldo positivo nelle parole di Vincenzo Cesareo, Coordinatore Generale dell’ ORIM (Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità) mentre Rosella Petrali, alla Direzione Generale ” Famiglia e Solidarietà Sociale” Regione Lombardia, sottolinea più volte l’importanza della conoscenza dell’altro . Siamo al convegno di presentazione del rapporto “Dieci anni di attività dell’Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la multietnicità al Centro Congressi Fondazione Cariplo di Milano , 27 2 28 gennaio 2010, due giornate di lavori. ”

I dieci anni di analisi dell’Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la multietnicità hanno rilevato, per esempio, un aumento della percentuale d’impiego a tempo indeterminato. E dello sviluppo del lavoro autonomo e imprenditoriale. Naturalmente, la crisi economica in corso, non ha risparmiato gli immigrati. Ma – per una volta- il mercato del lavoro è stato leggermente più favorevole alle donne (il tasso di disoccupazione femminile e dell’1,4% inferiore rispetto a quello maschile).

Immigrazione&Lavoro-Un modello lombardo d’integrazione

Negli ultimi 9 anni il numero degli immigrati in Lombardia è quasi triplicato: da 420mila presenze nel 2001, a 1 milione e 170 mila al 1° luglio 2009. Nella regione è concentrato quindi un quarto degli immigrati (regolari e non) che vivono nel nostro Paese. Tra le 190 nazionalità, ai primi posti la Romania (169 mila persone), Il Marocco (127,5mila) e l’Albania (115,8mila). La Regione ha organizzato un convegno di due giorni al Centro Congressi Fondazione Cariplo di Milano (il 27 gennaio 2010 prima giornata dei lavori) per presentare il rapporto «Dieci anni di attività dell’Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la multietnicità (ORIM) ».
«L’immigrazione è un fenomeno dinamico- rileva Vincenzo Cesareo, Coordinatore Generale ORIM- si consolida e nello stesso tempo si evolve». Le cifre rapportate all”indice d’integrazione della popolazione immigrata ne mettono in risalto la crescita costante. L’indicatore usato per misurare l’intensità (zero punti in caso di assenza d’integrazione, 1 punto in caso di massima) è salito da un valore medio di 0,40 del 2001 allo 0,61 del 2009.
I dati testimoniano il cambiamento (positivo) in Lombardia? 71,5%, gli immigrati che si dichiarano occupati (senza considerare la regolarità o meno del contratto di lavoro). In crescita gli stranieri che si rivolgono all’assistenza medica di base in caso di malattia: 63,8%, contro il 55% del monitoraggio del 2004. E gli studenti: ben 151.937, durante l’anno scolastico 2008/2009, circa un quarto di tutti gli alunni con cittadinanza non italiana presenti nel nostro Paese. In aumento anche i ricongiungimenti familiari. Sono il 43,4%. I permessi per lavoro (55,5%). «Non dimentichiamo poi che la popolazione straniera immigrata è stata il vero motore della crescita demografica lombarda nel XXI secolo- aggiunge Gian Carlo Blangiardo, Membro del Comitato Scientifico dell’ORIM- e che il percorso stesso della crescita fa emergere numerosi “spie” di radicamento nella società».