Kurdistan

Bambini - Campo Profughi siriano di Basirma - Shaqlawa - Kurdistan iracheno

Siriani nel Kurdistan iracheno

Basirma – Shaqlawa (Kurdistan iracheno) – Il Campo di Basirma è a circa 80 chilometri a nord- est di Erbil, nel distretto di Shaqlawa. Appare all’improvviso, dietro una curva, come un miraggio bianco disteso nella pianura secca e giallastra in mezzo alle colline. Il campo, è nato nell’agosto 2013, grazie all’intervento della Regione autonoma del Kurdistan e di Organizzazioni Internazionali, ed è ben strutturato, tranquillo. Lungo

Peshmerga 15Base - Yalchi - Kirkuk

Kirkuk: peshmerga, petrolio e territori contesi

Kirkuk (Kurdistan) Iraq – Per arrivare a Kirkuk, circa 80 chilometri a sud di Erbil, lungo la Baghdad road, i check point dell’Esercito curdo, formato dai peshmerga, sono cinque. Ogni volta i documenti vengono controllati con attenzione, così come il bagagliaio dell’automobile.
Dopo l’attacco dei miliziani di Abu Bakr al- Baghdadi, respinti dai peshmerga,

Bambini nel Campo di Khazir - Governatorato di Erbil - Kurdistan Iracheno

‘Meglio ISIS che il Governo’

Erbil (Kurdistan) Iraq – Le ultime 50 famiglie sono arrivate nel campo di Khazir (governatorato di Erbil) nella notte fra mercoledì e giovedì, dopo che i miliziani dell’ISIS avevano attaccato alcuni piccoli villaggi vicino a Mosul. Ancora gente in fuga. Gente spaventata. Arrabbiata. Stanca. Soprattutto gente. Loro, gli iracheni, non soltanto un arido numero, ma una faccia, una speranza o la tristezza negli occhi. Mille domande. Tante storie che s’intrecciano rendendo concreta la parola ‘popolo’.

La tensione si allenta fra Damasco e Ankara.

La Siria si scusa e annuncia l’apertura di un’inchiesta

La tensione si allenta fra Damasco e Ankara

Difficile ipotizzare una soluzione diplomatica. Il premier turco Erdogan vuole il supporto della Nato

Cosa succederà ora tra Turchia e la Siria? Damasco ha chiesto scusa ad Ankara e annunciato “l’apertura di una inchiesta”. Da due settimane al confine turco siriano sono in corso combattimenti fra l’esercito regolare e gli oppositori. Non è quindi chiaro chi abbia sparato il tiro di mortaio che ha colpito, l’altro ieri, il villaggio di Akcakale, causando vittime civili. La Turchia ha risposto bombardando la provincia settentrionale di Idlib ma nel pomeriggio ha smesso di attaccare con l’artiglieria le postazioni dell’esercito siriano. E anche se il Parlamento turco ha approvato la richiesta di Erdogan “di condurre operazioni militari fuori dal confine nazionale”, Ankara rassicura la comunità internazionale che non intende agire da sola contro la Siria. E su questo punto il Premier turco è sincero. Vuole il supporto della Nato. Per la seconda volta (la prima nel giugno scorso quando un caccia era stato abbattuto sul Mediterraneo dalla contraerea siriana) ha cercato il ’casus belli’ per un intervento Nato appellandosi all’articolo quattro del trattato, secondo il quale, un attacco contro uno Stato membro è considerato un attacco a tutti i partecipanti dell’Alleanza. Ma né l’Europa né gli Stati Uniti vogliono essere trascinati direttamente nel conflitto. La Cina e la Russia continuano a porre il veto al Consiglio di Sicurezza. E senza dubbio il fermo ’no’ di Mosca gioca un ruolo fondamentale. Come la situazione in Libia che sta degenerando in una spirale di violenza senza controllo. E la presenza in Siria e nell’area regionale, di gruppi jihadisti. I Paesi occidentali sono infatti sempre più preoccupati del peso che i combattenti stranieri hanno conquistato nella rivolta contro gli Assad. Se il fine ultimo è lo stesso, abbattere il regime, gli altri obiettivi, certo non sono in comune.

qui Aleppo, è guerra

Qui Aleppo: “È guerra”

Gli attori sulla scena si stanno moltiplicando, e cresce il dubbio sulla presenza di terroristi affiliati ad Al Qaida tra i ribelli.
L’esercito usa tutte le sue forze (elicotteri, missili, carri armati) contro i ribelli che non sono altro che bande armate di terroristi assetati di sangue e avidi di denaro. Noi siamo chiusi in casa. Molti scappano. Scarseggia tutto.

L’ombra dei curdi in Siria

Al cambio di governo si dividono tra oppositori e sostenitori del ragime. La Turchia sta a guardare.

L’Opposizione siriana è divisa anche all’interno del fronte curdo. Nel paese i curdi sono circa 1 milione e mezzo, circa il 10% della popolazione e vivono soprattutto nella regione nord-orientale di al-Hasake.

Il regime bathista ha sempre osteggiato il riconoscimento dell’identità curda, ma l’8 aprile 2011, dopo qualche settimana dall’inizio delle rivolte, il Presidente Bashar al-Asad ha concesso la cittadinanza ai curdi dell’Hasake (prima registrati come stranieri). E la repressione nelle zone curde è stata piuttosto ’morbida’. Infatti la leadership di Damasco è consapevole di un grande rischio: i curdi siriani possono contare sull’aiuto di milizie curdeirachene e turche.

Nello stesso tempo ben 11 partiti curdi non hanno aderito al CNS (Consiglio Nazionale siriano), una delle piattaforme dell’Opposizione più rappresentative, nata nel settembre scorso sotto l’egida turca e con sede a Istanbul. Fra questi ’dissidenti’, il Pyd, la sezione siriana del Pkk (il partito dei lavori del Kurdistan di Ocalan, considerato un’organizzazione terroristica in Turchia) che non accetta alcuna forma di collaborazione con Ankara.Impossibile per i loro rappresentanti avere a che fare con il governo turco che attacca il popolo curdo in Iraq.

I curdi che non hanno aderito al CNS, inoltre, hanno timore che l’Opposizione non voglia sostenere le rivendicazioni culturali e linguistiche, un governatore curdo nell’Hasake, il ritorno degli espatriati. Fa parte del CNS invece, la fazione ’Il Movimento del Futuro’, nata nel 2005. Anzi il suo leader, Mishaal Tammo era tra i fondatori del Consiglio nazionale siriano. Era. Perché il 7 ottobre scorso Tammo è stato assassinatoDa chi? Dal regime siriano o dalPyd? Un leader scomodo, che ridimensionava la specificità curda ed era disposto a trattare con Ankara.

Un problema, quello curdo, che ormai allarma anche Ankara. Schierata contro il regime, la Turchia ha ospitato il CNS sperando che le rivendicazioni dei curdi siriani potessero riconoscersi in quelle dell’Opposizione. Ma in questi giorni i curdi siriani del Consiglio Nazionale Curdo (CNC) hanno abbandonato l’ultimo incontro del CNS, perché la richiesta di veder riconosciuti i loro diritti “comunitari” era stata rifiutata.

Sembra che il CNC si stia orientando verso una richiesta di autonomia. Ed è proprio ciò che la Turchia teme. Come teme che il regime siriano possa servirsi del Pyd, in maniera ’attiva’. In un ’palcoscenico’ in cui sembrano moltiplicarsi gli attori in scena e dietro le quinte, impossibile fare previsioni semplicistiche o superficiali. A volte chi sembra una semplice comparsa può diventare protagonista e cambiare di nuovo la trama.

Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro http://www.lindro.it/lombra-dei-curdi-in-siria/ (riproducibile citando la fonte)