Mario Monti

Il Qatar investe in Italia

Siglato l’accordo definitivo per l’acquisto di Smeralda Holding, interesse anche per un progetto romano proposto dal sindaco Alemanno

Il Qatar, nuovo e promettente mercato per le imprese italiane? Per quelle che operano nel settore delle infrastrutture una possibilità, anche se la concorrenza delle imprese giapponesi, cinesi e sudcoreane è agguerrita. Il piccolo Emirato sta ingolosendo molti Paesi.Ha investito infatti ben 180 miliardi di dollari per interventi di modernizzazione del Paese che ospiterà i mondiali di calcio del 2022. E che ha presentato Doha, la capitale, nella rosa delle città candidate ad ospitare le Olimpiadi del 2020.
Solo per la costruzione di infrastrutture per i Mondiali di calcio, il Qatar ha stanziato circa 70 miliardi: potenziamento della rete autostradale e ferroviaria, costruzione della metropolitana di Doha, nuovi stadi, progetti immobiliari e nel settore idrico.

Ma l’Emiro Hamad Bin Khalifa ha espresso, lunedì scorso (16 aprile) durante la sua visita ufficiale a Roma, anche l’intenzione d’investire in Italia.Ho chiesto all’emiro del Qatarquale fattore in passato avesse scoraggiato più di tutti gli investimenti in Italia – ha raccontato il Premier Mario Monti – e la risposta è stata: in primo luogo la corruzione”. Una dichiarazione poco edificante per il nostro Paese. Intanto l’Emiro, corruzione o meno, è già passato alla fase operativa. Infatti il Fondo Sovrano del Qatar, presieduto dallo sceiccoHamad bin Jassim bin Jabr al-Thani (Primo Ministro e il Ministro degli Esteri dell’Emirato) creato nel 2006 come braccio operativo della Qatar Investment Authority, che gestisce le enormi ricchezze del Paese del Golfo, ha firmato l’accordo definitivo per l’acquisto diSmeralda Holding, la società lussemburghese proprietaria dei più lussuosi alberghi della Costa (Cala di Volpe, Pitrizza, Romazzino e Cervo Hotel) dalla Colony Capital. L’accordo sarebbe stato siglato per 600 milioni di euro.
Secondo fonti sarde non confermate, l’Emiro sarebbe anche interessato all’acquisto della compagnia aerea Meridiana. Curioso. Un filo conduttore arabo lega il ’lancio” della famosa Costa Smeralda. E’ stato infatti il principe ismaelita Karim Aga Khan con un gruppo di soci fondatori, a trasformare nel 1962, un angolo sconosciuto dell’isola, in un paradiso di lusso. La Costa Smeralda è passata poi nella mani della catena alberghiera Sheraton, assorbita daStarwood. Questa, nel 2003, l’ha venduta alla Colony Capital del miliardario americano, di origine libanese, Tom Barrack che ora la cede all’Emiro del Qatar.

Monti ha sottolineato l’importanza della visita “che ha rafforzato l’amicizia tra i due Paesi’’, e durante la quale sono stati siglati numerosi accordi che estendono la cooperazione economica bilaterale.
Le relazioni bilaterali si sono intensificate soprattutto nel settore energetico: ’’Quando il rigassificatore di Rovigo sarà a pieno regime sosterremo il 10% del fabbisogno annuo di gas’’, ha spiegato il premier Monti, ricordando che questa intesa è finalizzata a fare dell’Italia un ’’hub energetico tra Unione Europea, Africa centrorientale e Asia’’.

Infine ancora un progetto d’investimento qatariota in Italia. Sempre durante la visita in Italia,lo Sheikh Hamad bin Khalifa al-Than si è dichiarato interessato al progetto presentatogli dal sindaco di Roma Gianni Alemanno. E cioè la costruzione di un parco tematico di Roma antica (http://www.france24.com/en/20120418-qatar-could-invest-ancient-rome-theme-park-reports) con spettacoli in un Colosseo ricostruito, bagni termali, rievocazione di famose battaglie. Location nella campagna laziale (300 ettari), con cinque nuovi hotel all’interno del parco che potrebbe ospitare otto milioni di visitatori all’anno e creare 9000 nuovi posti di lavoro.

Il Qatar sbarca in Italia, dunque. Vedremo se anche piccole e medie imprese italiane riusciranno a sbarcare nell’Emirato più ricco del mondo.

Karman: “La vera rivoluzione comincia ora”

Si definisce “Giornalista, madre e islamica”. E dice che a far la differenza nel suo paese sono state le donne ed i giovani yemeniti

Tawakkul Karman

Indossa una elegante tunica nera, un hijab rosa chiaro, ricamato a fiori rossi, e si presenta subito come: “yemenita, giovane donna, madre, e musulmana“.

Sorridente e serena ma anche decisa, a tratti ’infuocata’. Una vera pasionariaTawakkol Karman, Premio Nobel per la Pace 2011. Protagonista della Primavera araba yemenita, attivista per i diritti umani, giornalista. E che giornalista. In Paese arretrato come lo Yemen, con una popolazione di 24 milioni di abitanti, di cui la metà è analfabeta, Karman ha fondato l’associazione Giornaliste senza catene per favorire la libertà di espressione delle donne che lavorano nel campo della comunicazione.

Esponente del partito islamico Al Islah, che rappresenta il primo gruppo di opposizione in Yemen, il Premio Nobel insiste sul fatto che “a fare la rivoluzione in Yemen sono stati i giovani e le donne. E scandisce senza apparente emozione i nomi delle compagne scomparse ed uccise nelle manifestazioni. “Più ne uccidevano, più il regime ci diceva di restare a casa e più il numero di donne che scendeva in piazza aumentava. Ed ogni donna ha gridato:”Saleh. Prepara la valigia. E vai via“.

Donne e giovani. Sono stati i giovani, certo. In un Paese dove la metà degli abitanti non supera i 18 anni è indiscutibile. Le donne. I dati parlano del maggior numero di donne imprigionate. La stessa Tawakkol Karman era stata arrestata nel gennaio 2011 e liberata in seguito alle pressioni dei suoi sostenitori. E ha continuato l’attività di opposizione diventando presto una leader. Una delle più carismatiche leader della protesta femminile nel suo Paese.”Sono stati i giovani e le donne,” ripete Karman.

Ma non possiamo parlare ancora di vittoria. E’ stato l’inizio della rivoluzione” afferma convinta. In effetti lo Yemen deve affrontare molte sfide. E’ il più povero fra i paesi arabi. Tribale, settario. Le modeste scorte di petrolio si stanno esaurendo e anche quelle di acqua, fondamentali per l’irrigazione.