Meritocrazia
Intervista a Michela Marzano «Il ricambio generazionale è necessario. Ma perché in Italia vale solo per le donne?»
Michela Marzano è romana, ha studiato a Pisa e ora vive e lavora a Parigi, dove insegna Filosofia all’Université Paris Descartes. Dopo un dottorato di ricerca in Filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1998 con Remo Bodei, si trasferisce in Francia. Una carriera lampo: nel 1999 è già ricercatrice al Centro Nazionale della Ricerca Scientifica e a 36 anni ottiene l’abilitazione come professoressa universitaria. Due anni fa è stata inserita dal “Nouvel Observateur” nella lista dei 50 pensatori più influenti di Francia. Il suo ultimo saggio, uscito in Italia con il titolo “Sii bella e stai zitta” – edito da Mondadori – non è solo un atto di denuncia della condizione femminile italiana. Affronta tanti temi. L’amore, l’adolescenza, la maternità, il lavoro, il talento, la relazione fra libertà ed eguaglianza. E durante l’intervista vorresti continuare a fare domande perché Michela Marzano, parlando con chiarezza e semplicità, scava a fondo e offre chiavi di lettura importanti. Spunti che fanno riflettere.
Il suo libro ha un sottotitolo “Perché l’Italia di oggi offende le donne”. Già perché? E come le offende?
Con la tendenza a ridurre la donna a un corpo muto oppure a un corpo che – se parla- riproduce un discorso non autonomo. E con una progressiva regressione del modello femminile a oggetto di consumo. Di decoro. Un Modello unico. Il modello di riferimento promosso nel nostro Paese è quindi quello di una donna giovane, già schiava di diete e della chirurgia estetica per piacere al maschio.
Talenti all’estero – Cristina Morea Dalle Ore, astronoma alla Nasa
Cristina Morea Dalle Ore, astronoma alla Nasa: «Qui professori e scienziati sono aperti al dialogo con i giovani. Ma devi lavorare sodo»
Una passione per stelle e galassie ereditata dal padre medico, una laurea in astronomia a Padova e un Phd a Harvard. Studio, tenacia e determinazione. Oggi Cristina Morea Dalle Ore, vive a San Francisco ed è ricercatrice alla National Aeronautics and Space Administration, un Istituto di ricerche e consulenza che lavora per la NASA.
Quando ha pensato di andare negli Stati Uniti?
Molto presto. Già all’ultimo anno dell’Università, avevo chiesto al mio professore, Francesco Bertola, di preparare la tesi all’estero. Volevo “distinguermi” dai miei compagni. Pochi astrofisici ma anche pochi posti di lavoro in Italia, già negli anni ’80. Sono andata all’University of California di Santa Cruz e ho preparato la tesi sulle “metallicità nelle galassie ellittiche” con una delle studiose più autorevoli, Sandra Faber.
Com’è stato l’impatto?
Duro. Parlavo un inglese scolastico, facevo fatica. Ma non mi sono lasciata abbattere anche grazie alla pazienza e alla disponibilità dei professori. Dopo sei mesi di studio intenso e tanti sacrifici, ho finito la tesi e sono tornata in Italia per laurearmi.
Perché non è rimasta?
In Italia c’erano poche prospettive. Non s’investiva nella ricerca. Risorse minime. Ho capito che sarebbe stato difficile esprimere al meglio me stessa, le mie aspirazioni. Mettere a frutto le qualità e farle circolare.
50 anni di parità – Intervista a Rosa Oliva
50 anni di parità – Intervista a Rosa Oliva: la sua battaglia aprì le carriere pubbliche alle donne nel 1960
Un’apripista. Una donna che non si è arresa e ha lottato per ottenere ciò che le spettava. E lottò per tutte le italiane, le madri delle venti-trentenni di oggi. Fu proprio grazie a lei che il 13 maggio 1960 la Corte Costituzionale abolì le discriminazioni di genere nelle carriere pubbliche con la sentenza n.33. Solo da allora le laureate italiane cominciarono a entrare in prefettura e diplomazia. Dal 1963, in magistratura. E dal 1999, intraprendere la carriera militare. Caschetto ramato e occhi vivaci, origini napoletane ma romana di adozione, Rosa Oliva accompagna le parole con sorrisi dolci. E un po’ divertiti. Come se fosse sorpresa di trovarsi al centro di tanta attenzione. Eppure è un personaggio importante nella storia dei diritti femminili
Come incominciò l’avventura?
Avevo studiato all’Università La Sapienza di Roma con il costituzionalista Costantino Mortati e mi ero laureata nel 1958 in Scienze Politiche con una tesi in dinamica degli ordinamenti giuridici.
Quale professione aveva in mente di fare?
Non avevo dubbi. Funzionario dello stato. In particolare mi attirava la carriera di Prefetto. Così fra i bandi di concorso del Ministero dell’Interno scelsi proprio quello di Consigliere di Prima Classe, il primo gradino per l’iter, e feci domanda. Anche se sapevo già che, fra i requisiti richiesti, ce n’era uno che proprio mi mancava. Essere uomo.
Quindi?
Mi convocarono al Commissariato di Vigna Clara, dove un maresciallo mi disse imbarazzato: «Dottoressa la sua domanda è stata respinta. Le donne non possono diventare Prefetto». Chiesi una dichiarazione scritta e andai subito da Costantino Mortati. Lesse il foglietto e mi chiese: “Ma lei viene da me come professore o come avvocato?” Così iniziò la battaglia.
Nasce il comitato “Pari o Dispare” – Fiorella Kostoris
Fiorella Kostoris: «Sul lavoro pari risultati a parità di talento»
Fiorella Kostoris, ordinario di Economia politica all’Università La Sapienza di Roma, una carriera che l’ha portata ai vertici di un settore per tradizione riservato ai maschi, quello dell’economia, è la presidente della “neonata “Pari o Dispare”, Authority per la parità di genere nel mondo del lavoro, presentata l’ 11 gennaio a Roma all’Istituto della Enciclopedia Italiana, presidente onorario Emma Bonino
Professoressa Kostoris, In Italia si continua a parlare di pari opportunità. Perché non cercare invece un modello nuovo per le donne e per il mondo del lavoro?
Il comitato punta, infatti, a ottenere “pari risultati”, non solo pari opportunità perché i talenti sono – complessivamente- distribuiti egualmente fra uomini e donne. Per centrare il nostro obiettivo dobbiamo quindi fare leva sulla meritocrazia. Meritocrazia e trasparenza. Quando vengono assegnati posti apicali, è necessario che siano giustificati da un adeguato curriculum professionale. Quindi sì certo, un modello nuovo. Che punti al riconoscimento del merito.
Come può intervenire in questo senso I’Authority di “Pari o Dispare”?
Con uno strumento già utilizzato in altri Paesi, il “comply or explain”. E cioè “rispetta le leggi o dovrai giustificarti perché non lo fai”. Il nostro Comitato intende monitorare amministrazioni pubbliche, aziende pubbliche e private, per verificare se alla parità di diritti corrisponde davvero una parità di risultati. Chiederemo, in sostanza, perché non sono assunte e promosse donne. Se sono state cercate davvero. Useremo anche il principio della “moral suasion”, segnalando chi adotta buone pratiche e chi no. E con ironia, premieremo i primi con un euro di cioccolato e “puniremo” i secondi con un pezzo di carbone zuccherato. Sono solo simboli. Ma credo nella “persuasione morale”, una pratica diffusa in molti altri Stati. D’altra parte in Italia – nonostante la Direttiva Europea 54 che deliberava l’istituzione di un’Agenzia pubblica indipendente rispetto all’esecutivo – non è mai nata un’Authority designata dalla legge per eseguire controlli di questo genere.