New Media

Reportage o no? Sulla Siria gli occhi di una giornalista clandestina.

da l’Unità.it

di Ella Baffoni.

Andare, guardare, capire, riferire. Le regole del giornalismo, in sintesi sono queste. Il fatto è che questo mestiere è molto cambiato – non so se in meglio – in questi anni. Un esempio ne dà il libro di Antonella Appiano “Clandestina a Damasco” (Castelvecchi, 124 pgg, 12.50 euro). Esperta di Medio oriente, Appiano ha fatto quel che avrebbe fatto un giornalista dell’altro secolo.

Ultimi rumors e…le fonti più attendibili. Vince BBCnews

Ultimi rumors. Sono in molti, a Damasco, a pensare che la sommossa a Dar’aa sia stata strumentalizzata. Da chi? C’è chi crede in un intervento del Mossad. Una Syria nel caos porterebbe infatti molti vantaggi ad Israele.  

La sommossa a Dar'aa il 18 marzo

Nessuno qui a Damasco dimentica la questione non risolta delle alture del Golan. E la capacità di Bashar Assad di rientrare nel gioco della politica estera, grazie all’Alleanza del Nord con Iran, Iraq e Turchia. Alri ancora vedono, nei disordini, un tentativo di dividere in Paese – composto da un mosaico di etnie e minoranze religiose – che fino ad ora hanno convissuto pacificamente.
www.conbagaglioleggero.com/2011/03/melting-pot  

Ma veniamo ai fatti. Ieri sera ho fatto un giro in “Internet” per leggere le news sulla situazione in Siria. Le informazioni più corrette, equilibrate (e più corrispondenti a ciò che ho potuto sentire e sapere qui a Damasco) sono su BBC news, che riporta:
1) Le stime sul numero dei morti di Dar’aa negli scontri di mercoledì, variano (il tam tam appunto vario e contraddittorio). E in attesa di conferme, che per ora non ci sono, si limita a scrivere “parecchi” e non ”centinaia” come ho letto su alcuni quotidiani italiani. BBC:”Gli attivisti sostengono 100, altri 15, il governo 10”. A Damasco circolano altri numeri ancora. Più altri, più bassi.
2) Ieri è stata la portavoce del Presidente Buthaina Shaaban, durante una conferenza stampa (lo aveva già detto Bashar Assad sabato scorso sulla tv di stato aggiungendo che avrebbe creato una commissione di’inchiesta) a negare che il governo abbia dato l’autorizzazione ad aprire il fuoco. Ma ha ammesso “questo non significa che non siano stati commessi errori”.
3) Le  riforme promesse, sono state elencate ancora attraverso il portavoce: aumento dei salari, pacchetto “salute”,  permesso ad altri partiti (per ora solo il Ba’th, al potere dal 1963) di presentarsi alle elezioni. E ancora apertura dei media e soprattutto (un problema caldo) il sistema per combattere la corruzione.  

Io aggiungo. Se è vero che molte riforme – come scrive BBC news – erano già state assicurate 6 anni fa, qualcuna è stata matenuta. Vedi apertura a Internet, www.conbagaglioleggero.com/2011/03/in-siria-facebook-or-not-facebook, la riforma recente della riduzione del perido di leva di 3 mesi (un problema che sta a cuore a molti giovani). E una maggiore apertua della stampa, onestamente, dal 2009 a oggi c’è stata. Anche sui giornali in versione inglese. Syria today e Baladna, quindi a portata degli stranieri. www.conbagaglioleggero.com/2011/03/un-fatto-mille-voci
Ma soprattutto per la prima volta – questo è davvero importante, mi sembra – il governo ha promesso di studiare la necessità di mettere fine allo stato di emergenza (in vigore dal 1963). Una situazione che dà alle forze di sicurezza poteri “illimitati”. Brava BBC che non cerca il titolo sensazionale e valuta con prudenza.
www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-12853634
Riporto, per dovere di cronaca, le manifestazioni di ieri e l’altro ieri a Damasco pro-Assad. Le varie testimonianze che ho raccolto a favore di un processo di democratizzazione del Paese, senza “rivoluzione”. Anzi il timore di tanti di veder precipitare il Paese nel caos.

In Siria: facebook or not facebook?

Ragazze in un wireless cafè a Damasco, Old Town

A Gennaio, durante i “giorni della collera”, il governo aveva chiuso l’accesso. Certo per precauzione. In Egitto, Fb, ha svolto un ruolo importante nell’organizzare la protesta che ha portato alla caduta di Mubarak. Ma dall’8 di febbraio, in Sira, il divieto è stato annullato. Nessuna restrizione. Internet è a disposizione di tutti. In Old Town, gli Internet cafè sono sempre pieni, molti bar mostrano il cartello: free wireless. Ed è possibile navigare sul cellulare. O comperare il modem per casa. Anche se, purtroppo, con le “chiavette” in certe zone della città (come la mia) la connessione è “capricciosa”.

Nessuna restrizione dunque. Neppure dopo le manifestazioni di Dar’aa. E questo mi sembra un buon segnale. Eppure anche qui, sul popolare Social Network, si sono formati gruppi pro-rivolta. Gruppi che avevano annunciato, per il 5 di febbraio, una grande sollevazione popolare a Damasco, dopo la preghiera del venerdì (fra l’altro un’analoga rivolta era stata segnalata per ieri).

Il 5 febbraio non è successo nulla e forse per questo l’accesso è stato riaperto. Un segnale di fiducia nei confronti dei giovani? Un tentativo di raffreddare gli animi? Una prova che davvero il presidente Assad, come ha dichiarato al Wall Street Journal, “ha un buon rapporto con il suo popolo” e non teme dunque Fb? Rami, un assiduo frequentatore dell’Internet cafè, dove vado ogni tanto per leggere la posta più rapidamente, mi ha raccontato che anche durante la chiusura, lui e i suoi amici, non avevano problemi. Utilizzavano infatti un server internazionale per aggirare il divieto. “Anche YouTube è open – ha aggiunto – invece il Forum Blogspot è vietato”. Rami, non crede nella rivoluzione. Spera però che il Governo mantenga le promesse di modernizzazione e di apertura. Soprattutto di attenzione verso i giovani.