Paola Caridi
Fratelli d’Egitto
Chi sono i Fratelli Musulmani? Perché fanno così paura all’Occidente? I rapporti tra la Fratellanza e gli Stati Uniti
Bisogna conoscere il passato, la storia, ma anche seguirne i cambiamenti, il flusso, senza fossilizzarsi, per provare a capire qualcosa della realtà in cui viviamo. Scrive polemica, la storica e analista politica Paola Caridi a proposito dei Fratelli Musulmani: «L’interpretazione, la vulgata, varia dal ‘sono terroristi, sono Al Qaeda, sostengono Ayman Al Zawahri’ al ‘fanno il doppio gioco, non usano la violenza ma la userebbero, e se anche non la usassero, farebbero un califfato, uno stato islamico’».
Un passo indietro. Il movimento dei Fratelli Musulmani è stato fondato in Egitto nel 1928 da Hasan al-Banna. E segna la nascita del moderno Islam politico. Un piccolo gruppo quello degli Ihkwan, che si è trasformato presto in una potente organizzazione, da sempre osteggiata e combattuta dai regimi arabi. L’ideologia della Fratellanza è basata sulla concezione secondo cui l’Islam è la soluzione a tutti i problemi individuali, sociali e politici. E il successo del Movimento si spiega proprio con la combinazione di questi fattori. Sul piano ideologico Massimo Campanini – esperto in pensiero politico islamico- ricorda il filosofo egiziano Hasan Hanafi che sosteneva: «l’Islam contemporaneo è vivo perché è l’unico sistema politico e ideologico che non si è arreso alla visione del mondo dominante imposta dall’Occidente». I Fratelli Musulmani «rappresentano un movimento conservatore e tradizionale ma non radicale, attento alle classi sociali deboli. La Fratellanza musulmana mira ad una “islamizzazione che parte dal basso“, su base popolare, attraverso l’educazione, la propaganda negli strati sociali e rifiuta la lotta armata».
Hassan al Banna, fondatore dell’Ikhwan, è certo ancora molto importante per i membri della Fratellanza ma decenni di evoluzione della dottrina ne hanno limato intransigenze e anacronismi. C’è stata una modernizzazione necessaria. L’organizzazione rimane un movimento islamico fedele alla tradizione ma attento ai cambiamenti epocali: dogmatismo religioso unito al pragmatismo e alla flessibiltà. Ha mantenuto il sistema socio-economico che sta alla sua base, mirato a fornire una risposta reale alla fascia delle aeree degradate con servizi sanitari e di educazione. La Fratellanza in Egitto ha infatti da sempre sostituito uno stato sociale inesistente. Per farlo si è servito anche delle Moschee, che sono diventate così uno strumento di diffusione delle idee religiose e politiche. Ora al passa parola attraverso la moschea si aggiunto quello on line. Con una strategia comunicativa proliferata sul web 2.0, una maggiore attenzione alla propria immagine. Un linguaggio più vicino ai giovani. Pur non tradendo il caposaldo dell’importanza della Sharia (la legge islamica).
Un altro mito da sfatare: la credenza diffusa che i rapporti fra Washington e la Fratellanza egiziana, siano nati da poco, sull’onda delle ‘primavere arabe’. Invece, senza contare che l’Organizzazione era già presente negli Stati Uniti dagli anni Cinquanta, è necessario ricordare che tutte le amministrazioni Usa, anche quelle di Bush hanno sostenuto i regimi al potere negli Stati arabi senza mai tagliare i ponti con i Fratelli. Sempre Paola Caridi cita uno dei tanti cablogrammi resi pubblici da Wikileaks. E’ del 2006 e arriva dall’Ambasciata del Cairo. «Il regime di Mubarak», dice il cablo «ha una lunga storia di far aleggiare davanti a noi, la minaccia dell’uomo nero-Fratellanza Musulmana. O me o un regime islamista, magari simile all’Iran khomeinista. O me oppure il caos. O gli affari con me, oppure scordatevi l’Egitto».
In realtà gli Stati Uniti si sono trovati impreparati alla svolta rapida in Egitto. E lo ha dimostrato il Presidente Barak Obama indeciso fino all’ultimo se sostenere la Rivoluzione egiziana in nome dei valori universali americani della libertà o continuare ad appoggiare Mubarak. Ma con la Fratellanza al potere, Obama ha dovuto per forza stringere un patto di alleanza per proteggere Israele. In questi ultimi tempi, la luna di miele sembra raffreddata. Obama è preoccupato per la tensione sociale che non si allenta e che non sembra garantire una stabilizzazione del Paese. Diffida della Fratellanza ma non può farne a meno. Almeno per ora.
Antonella Appiano per L’Indro Chi Sono i Fratelli Musulmani (riproducibile citando la fonte)
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Egitto, il punto della situazione
Le difficoltà e le contraddizioni del Paese
Il Cairo – Intervista a Reda Fahmy, deputato al senato del Partito Libertà e Giustizia
Molti accusano il Partito Libertà e Giustizia (PLJ) di essere solo un canale ufficiale attraverso il quale la confraternita dei Fratelli musulmani esercita la sua politica.
“Ogni partito ha una base di appoggio. Di sostegno” risponde Reda Fahmy, deputato al Senato del Partito Libertà e Giustizia. È a capo dell’Assemblea degli Affari Esteri, una laurea in scienze politiche. Ci fa l’esempio del “Partito dei lavoratori in Polonia, nato dal Sindacato Solidarność (Sindacato Autonomo dei Lavoratori “Solidarietà” ndr) che, riconosciuto ufficialmente nel 1989, partecipò alle elezioni politiche e vinse.
Libertà e Giustizia si occupa delle decisioni politiche ma la forza del Partito viene dalla Confraternita dei Fratelli Musulmani. Sbaglia però chi teme che un partito d’ispirazione religiosa come il nostro miri all’instaurazione di una Repubblica islamica stile Iran. L’Iran è uno stato Teocratico. C’è una grande differenza.
Il nostro obiettivo è quello di raccogliere tutti gli egiziani sotto uno Stato Unito.Facciamo riferimento all’Islam in quanto religione, certo, e l’Islam è il nostro riferimento culturale e identitario, ma abbiamo come priorità le questioni nazionali. E non ci rivolgiamo solo ai Fratelli Musulmani e neppure soltanto ai musulmani.Fra l’altro molti dimenticano che l’intellettuale Rafiq Habib, uno dei fondatori del partito, è un cristiano copto. E che a capo dei Ministeri dell’Interno, degli Affari Esteri e della Difesa, non ci sono rappresentanti del partito Libertà e Giustizia”.
Il successo dei Fratelli musulmani in Egitto (l’organizzazione fondata nel 1928 da Hasan al- Banna) è dovuto a un insieme di fattori sociali, ideologici e politici. E secondo molti analisti, oggi il movimento ha subito una trasformazione per adeguarsi ai tempi, diventando pragmatico. E flessibile.
Conservatore nei costumi ma attento alle richieste dei giovani che non sono disposte ad accettare visioni ristrette. Insomma valori coranici ma anche modernità: social media e tv satellitare.
La strategia della comunicazione è cambiata in parte, pur poggiando in fondo sempre sul concetto di ‘rete’. Ikhwanweb.com è il sito ufficiale dei Fratelli (Ikhwan) ma sono stati creati anche diversi canali Fb come per esempio www.facebook.com/Ikhwanweb.official o Twitter come@ikhwan.
Anche il partito Libertà e Giustizia è presente sul Web 2.0, su Fb, Twitter, Youtube. Il presidente Morsi twitta attraverso il suo account @MuhammadMorsi. E attraverso la rete la Fratellanza cerca di trasmettere l’idea espressa dal deputato. Non nega la tradizione ma non vuole essere identificata come fautrice di uno stato islamico incompatibile con la democrazia.
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Antonella Appiano, per l’Indro. Riproducibile citando la fonte
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