Salafiti

L’Egitto e l’Islam politico

Intervista a Massimo Campanini

 

Gli eventi  in Egitto hanno riacceso il gran dibattito fra gli studiosi sulla ‘morte dell’Islam politico’ e sulla ‘fine dei Fratelli musulmani’. Un fallimento profetizzato già da Olivier Roy agli inizi degli anni ’90 e sconfessato dalla storia. Si sa che perdere una battaglia non significa perdere la guerra. E le analisi che mostrano un Islam politico alla fine del percorso, sono certo premature.

Effetto Siria e Contagio egiziano

Reazioni in Medio Oriente

Sugli schermi della televisione siriana passa a ripetizione uno spot che mostra un dattero, alimento tradizionale del Ramadan, che contiene un proiettile. Sotto, una scritta: «Non rovinate il Ramadan con la violenza». Era l’11 agosto 2012, un anno e un mese fa, ad Aleppo. Quest’anno il Ramadan è iniziato il 9 o il 10 luglio (varia da Paese in Paese secondo le fasi lunari), ma in Siria le armi

Chi sono i Salafiti

Islam e politica

Qual è il loro progetto politico? Storia di un movimento tornato alla ribalta dopo le Primavere arabe.

 

Edward Said ne ‘l’Orientalismo’ spiega come anche la cultura si pieghi a rafforzare gli stereotipi sull’Islam. Stereotipi amplificati dalla non-conoscenza della storia e dalla superficialità dei media. In questi giorni termini come salafiti, jihadisti, partiti islamici, si rincorrono dalle pagine dei giornali ai telegiornali spesso senza una corretta spiegazione. Generando confusione.

Il Fronte instabile dei Paesi delle Rivoluzioni

Intervista al Professor Massimo Campanini
Il fronte instabile dei Paesi delle Rivoluzioni
Perché hanno vinto i partiti islamici, il ruolo delle Petromonarchie del Golfo. La presenza di gruppi terroristici nei Paesi in via di trasformazione.
“Iniziare una rivoluzione è difficile, ancora più difficile è continuarla, e difficilissimo è vincerla. Ma sarà solo dopo, quando avremo vinto, che inizieranno le vere difficoltà. Sono le parole che – nel film, ’La battaglia di Algeri’ di Gillo Pontecorvo 

L’alternativa islamica, tra fede e politica

I fatti di Bengasi, l’Islam politico e le Primavere arabe

’L’alternativa islamica’, tra fede e politica

Violenza, libertà e rispetto: qualche considerazione con l’aiuto del professor Massimo Campanini

Nel saggioL’alternativa islamica, il professor Massimo Campanini -esperto in pensiero politico islamico e in movimenti radicali contemporanei – cita Hasan Hanafi, filosofo egiziano del Novecento che sosteneva: l’Islam contemporaneo è ancora vivo perché è l’unico sistema politico e ideologico che non si è arreso alla visione del mondo dominante imposta dall’Occidente”.

qui Aleppo, è guerra

Qui Aleppo: “È guerra”

Gli attori sulla scena si stanno moltiplicando, e cresce il dubbio sulla presenza di terroristi affiliati ad Al Qaida tra i ribelli.
L’esercito usa tutte le sue forze (elicotteri, missili, carri armati) contro i ribelli che non sono altro che bande armate di terroristi assetati di sangue e avidi di denaro. Noi siamo chiusi in casa. Molti scappano. Scarseggia tutto.

Damasco. Il giorno dopo.

Ieri, l’esplosione. Oggi la paura di un’escalation della violenza senza vie di sbocco

Damasco, 11 Maggio 2011:“Temiamo un effetto Iraq”. Continuo a pensare a questa frase mentre aspetto un taxi, in una Damasco avvolta da una foschia calda. E’ venerdì, giorno di riposo e, come sempre, le strade sono vuote.

Ma il quartiere popolare di Zahra Al Jadida è animato, la gente rimuove le macerie. “Shufi”,shufi” guarda, guarda, e una giovane donna con l’hijab a fiori mi mostra i fori delle schegge nei muri di quella che era la sua casa, sventrata, come altre, dall’attentato kamikaze di ieri. Fonti diverse parlano di 100 chili di tritolo, 56 vittime, 372 feriti, 200 case distrutte, 80 automobili carbonizzate.

L’obiettivo era la sede della Sezione Palestina dell’ Intelligence, un palazzo di sette piani, ma l’edificio, fortificato, ha resistito all’impatto, mentre ad essere investito in pieno da una pioggia violenta di schegge e lamiere è stato proprio il quartiere. Un uomo mi mostra pezzi di ferro che imbottivano il tritolo, finiti sul terrazzo. E aggiunge che “alhambulillah“, non è morto nessuno nella mia famiglia“.

Le vittime, infatti, sono state soprattutto civili. La gente che passava in auto per andare a lavorare sulla grande arteria che porta all’aeroporto. I bambini delle due scuole vicine. I vigili di una caserma adiacente al luogo dell’esplosione. Di nuovo, riascolto quella frase:”Abbiamo paura di un effetto Iraq”. Sono passati otto mesi, e sono ritornata a Damasco proprio nel giorno dell’attentato più grave nel Paese, un attentato che ha tutte le caratteristiche di quelli che hanno martoriato l’Iraq dopo l’occupazione militare americana del 2003.

Un ragazzo con il viso incerottato, afferma: ”Sono stati i Sauditi”. Si respira una certa rassegnazione. Tristezza. Ma i siriani non dimenticano la tradizionale ospitalità e, pur nella desolazione, ci offrono un bicchiere di tè.

L’Opposizione accusa le autorità di Damasco. Ma la crisi, è bene sottolinearlo, si è definitivamente internazionalizzata. Nel Paese si muovono, ormai, jihadisti e salafiti radicali, siriani e stranieri, provenienti dall’Arabia Saudita, dal Qatar. Se ne deve tenere conto. Questo è, comunque, un altro colpo alla fragile tregua ottenuta dall’Onu, da Ban Ki-moonKofi Annan, i quali ben sanno e spesso hanno dichiarato che, se la tregua fallirà, il baratro della guerra civile, in Siria, sarà sempre più profondo ed oscuro.

L’attentato è un episodio gravissimo, che distoglie l’attenzione sui risultati elettorali che si conosceranno fra stasera e domani. Un’altra ferita profonda per il popolo siriano.

Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro http://www.lindro.it/Damasco-il-giorno-dopo/ (riproducibile citando la fonte)

Un filo di speranza in Siria

Le notizie si susseguono serrate. E sempre più drammatiche. Ma nel complesso il Cessate il fuoco sembra rispettato

(giovedì 12 Aprile 2012, ore 20:37)

Kofi Annan

In Siria, dalle 6.00 – ora locale di stamattina – è entrato in vigore il ’cessate il fuoco’ previsto dal piano di Kofi Annan, inviato dell’Onu e della Lega araba. Ore convulse di tensione, queste, per le diplomazie internazionali che stanno seguendo la situazione in Siria con il fiato sospeso. “Il regime di Bashar al Assad verrà giudicato sui fatti e non sulle parole“,ha detto il segretario di Stato Hillary Clinton che, in veste di ’padrona di casa ’ ieri a Washington ha presieduto la riunione della prima giornata dei ministri del G8.

I lanci di agenzia si susseguono senza sosta. Nelle prime ore, calma, rispetto della tregua dai due schieramenti. Poi, dalla fonte Ansa, la notizia giunta telefonicamente da Hama, che l’artiglieria governativa siriana ha violato il cessate il fuoco sparando colpi di mortaio nella regione. Altre fonti (quelle dei Comitati di Coordinamento locali degli attivisti) riferiscono di bombardamenti di artiglieria nella regione di Zabadani a ovest di Damasco. Intanto, arriva(ore 13:51, italiane) un’altra agenzia che riporta l’annuncio di una esplosione ad Aleppo che ha investito un autobus, causando la morte di due personeI media siriani parlano di “attacco terroristico”.

La speranza si assottiglia. Era – e si vuole, ancora, scrivere “è” – un buon piano quello di KofiAnnan. Perché ha visto impegnarsi tutte le grandi potenze, la Lega araba e i paesi confinanti con la Siria – per la prima volta uniti. E perché, se si riuscisse a ’smilitarizzare’ anche solo in parte il conflitto, che sta diventando sempre più violento, questo porterebbe un momento di sollievo e di riflessione nel Paese. Una pausa. Una possibilità di uscire dalla crisi che sta distruggendo la Siria.

Ma adesso, sulla speranza, pesano le ultime notizie e la dichiarazione del primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, rilasciata al quotidiano ’Hurriyet’ Riferendosi all’attacco a colpi di arma da fuoco di lunedì, contro un campo profughi nella provincia orientale di Kilis, a ridosso del confine con la Siria del Ankara, Erdodan ha ricordato che la Nato ha la responsabilità di proteggere le frontiere degli Stati membri, e dunque anche quelle della Turchia. Si tratta di una clausola invocata in un solo caso: successivamente all’attacco terroristico alle Twin Towers ed al Pentagono del 2001. E’ quindi una dichiarazione che apre, di nuovo, cupi scenari.

Ed ecco le ultime, per ora, dichiarazioni di Kofi Annan: Sono incoraggiato dalle notizie che riferiscono di una situazione relativamente calma in Siria, e sembra che sia in atto la cessazione delle ostilità“. Seguono considerazione sulla ’fragilità’ della condizione siriana e la rassicurazione sul segretario generale Onu, Ban Ki-moon, il quale dovrebbe chiedere al Consiglio di Sicurezza di approvare una missione di osservatori delle Nazioni Unite il prima possibile. Dobbiamo e vogliamo, in tutti i modi, credere alle sue parole.

Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro http://www.lindro.it/Un-filo-di-speranza-in-Siria/ (riproducibile citando la fonte)

Settimana internazionale. La Siria e l’incubo della guerra civile

La Siria e l’incubo guerra civile.
Intervengono: Antonella Appiano (Corrispondente dal Medio Oriente per L’Indro), Alberto Negri (Inviato speciale del Sole 24Ore), Annalisa Rapanà (Giornalista Area internazionale ANSA).
Conduce in studio Francesco De Leo (Direttore di grandemedioriente.it)

Altri formati disponibili:

Fratelli musulmani e Salafiti. Chi sono ?

di Antonella Appiano

Nella prima tornata elettorale di fine novembre, in Egitto, la coalizione guidata dal Partito “Libertà e Giustizia” dei Fratelli Musulmani ha ottenuto circa il 40% dei voti, seguita dal Partito salafita “Al-Nour” (la Luce) con il 25% delle preferenze. Anche al secondo turno delle legislative egiziane, con un risultato del 39% , il Partito Liberta e Giustizia, ha rivendicato la supremazia politica nel Paese. Secondi, come alla prima tornata, ancora i salafiti del partito Al- Nour, con oltre il 30%. I termini “Fratellanza musulmana e Salafismo” sono ritornati sulle pagine dei giornali suscitando diffidenze, paure e alimentando dibattiti. Ma chi sono? Come nascono? Qual è il loro programma politico? E soprattutto quali sono le differenze fra i due movimenti?

In Egitto (dal sito Asianews.it)

Fratellanza musulmana

Anno di nascita: 1928, dopo il crollo dell’Impero Ottomano, in Egitto.

Fondatore: Hasan al-Banna

Storia.Il messaggio del movimento era semplice. Una riforma spirituale e dei costumi che avrebbe portato, di conseguenza, ad una trasformazione della società islamica in senso positivo e costruttivo. Ma l’idea della “politicizzazione” dell’Islam era nuova e di forte impatto. Nata come organizzazione, la Fratellanza si trasforma quindi in soggetto politico attento alle classi sociali deboli. “L’Islamizzazione” quindi parte dal basso su una base popolare. I Fratelli musulmani conquistano il favore della popolazione egiziana perché s’impegnano nell’assistenza ospedaliera, nelle scuole.

Programma politico: Si oppongono alla secolarizzazione delle nazioni islamiche, divulgano il dovere di fedeltà ai valori islamici tradizionali. Sono tradizionalisti quindi ma non integralisti.

Diffusione: Nasce in Egitto ma si espande rapidamente in tutto il mondo arabo. In Siria, in Palestina e Giordania, Iraq. E in tutto il mondo musulmano non arabo.

Finanziamenti: profitti derivati dalle loro proprietà e finanziamenti dai Paesi del Golfo e dall’Arabia Saudita

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