Sultano al Qaboos

Festeggiamenti per il rientro in Oman del Sultano Al-Qaboos

Contianuano in Oman i festeggiamenti per celebrare il ritorno in Patria (il 23 marzo scorso) del Sultano al-Qaboos, dopo 8 mesi di cure in Germania. Il sultano è da 44 anni alla guida di un Paese in posizione strategica sullo Stretto di Hormuz. L’Oman è considerato uno dei Paesi più stabili della regione, in passato ha fatto anche da mediatore nei tentativi di dialogo tra gli Usa e l’Iran.

Oman: reportage dalla capitale Masqat. Petrolio, rispetto delle tradizioni e riforme.

Esterno Moschea Madinat as Sultan al QaboosMasqat- Oman

“I palazzi non possono superare i sette piani dialtezza, così è stato necessario un decreto regio per autorizzare la costruzione della torre di controllo del nuovo aeroporto internazionale di Masqat”, racconta Ugo Falciola, addetto commerciale dell’Ambasciata italiana di Masqat, capitale dell’Oman.

Infatti, nel Paese del Golfo più sconosciuto e dimenticato dai media internazionali, il Sultano Qaboos bin Said ha cercato di mantenere la cultura, l’identità nazionale, lo stile architettonico. Nessun grattacielo in vetro e metallo. L’urbanistica deve essere conforme alla tradizione araba anche nei colori e nei materiali. Un equilibrio fra modernizzazione e tradizione non certo facile. Quando il Sultano è salito al potere nel 1970, dopo aver detronizzato il padre con un golpe bianco, l’Oman era un Paese poverissimo, privo di scuole, ospedali, strade. “C’erano solo una decina di chilometri di strada asfaltata e una scuola elementare coranica”, precisa Ugo Falciola”.

Nel 1967 intanto era stato scoperto il petrolio e grazie alla nuova ricchezza, Qaboos ha iniziato a trasformare il Paese. Un sistema sanitario e scolastico quasi gratuito, sviluppo della rete stradale, potenziamento dei porti.“Il programma del Sultano prevede un massiccio incremento delle infrastrutture e diversificazione dell’economia, con obiettivi da raggiungere in piani quinquennali. Le leggi commerciali agevolano gli investimenti stranieri. L’Oman sta cercando investitori esteri, soprattutto nel campo della tecnologia, dei trasporti, del sistema elettrico, dei sistemi idrici. Progetti importanti che possono però interessare anche imprese di dimensioni medie. Alcune aziende italiane lavorano qui con successo e c’è ancora spazio. Una nota positiva: la trasparenza nelle gare di appalto”. L’Oman infatti si colloca al 28esimo posto della graduatoria ‘Transaparency International’. E nel Paese sono state create anche Free Zones, con agevolazioni finanziarie per gli investitori e sgravi doganali e fiscali.

Qualche dato. L’economia in Oman è di reddito medio e dipendente dalle risorse di petrolio (il 40% del Pil circa) e di gas, in diminuzione. Per questo la politica economica in atto punta sulla diversificazione. Sviluppo della filiera ittica con strutture per la conservazione e la lavorazione del pesce. Sviluppo dei porti che hanno una grande importanza dal punto di vista geografico, dato che si trovano negli Stretti in una posizione sicura. “Il porto di Masqat sarà riservato solo alle navi da turismo mentre è previsto un ampliamento del porto di Salalah, al sud. Al Duqm, diventerà invece il porto con il più profondo bacino di ancoraggio del Medio Oriente per ormeggiare le superpetroliere”, spiega ancora Falciola.

Altro punto di forza dell’Oman è il turismo. Certamente in espansione. Secondo i dati del Ministero del Turismo del Sultanato, nel 2011 è stato registrato un incremento del 77%. Non si fatica a crederlo data le bellezze naturali, archeologiche e storiche dell’Oman. Catene montuose, deserto, spiagge incontaminate. Ma si stanno anche costruendo musei e promuovendo eventi culturali. “L’Oman – aggiunge Falciola – per ora è l’unico Paese del Golfo ad avere un grande Teatro dell’Opera”.

Nel Sultanato, circa il 48% della popolazione ha meno di 20 anni. E senza dubbio la crisi globale ha creato problemi. Infatti il tasso di disoccupazione è circa del 14%. “Per combatterlo, nel paese è in atto un processo di ‘omanizzazione’ che favorisce gli omaniti. Le imprese per esempio sono obbligate ad assumere un numero minimo di lavoratori autoctoni; i taxisti devono essere omaniti.

Un operaio non specializzato guadagna circa 250 OR al mese (500 euro); un impiegato 400 OR (800 euro). La manovalanza proveniente dal sud est asiatico riceve la metà della paga di un omanita. Ma non viene ‘schiavizzato’ come in altri Paesi del Golfo, conserva il proprio passaporto, e ogni due anni ha diritto a un viaggio pagato nel Paese di origine.

Tutto idilliaco in questo Paese delle Penisola arabica? Nessun eco delle Primavere arabe? “Ci sono state alcune manifestazioni anche qui – risponde Ugo Falciola – nel marzo del 2011, a Sohar: proteste socio-economiche che però si sono spente in breve tempo. Anche se ci sono stati purtroppo due morti. E la piazza omanita non ha mai chiesto la caduta della Monarchia”.

Pare insomma che il Sultano abbia davvero avviato un processo di riforma non solo di facciata e nello stesso tempo accettabile per la famiglia reale e i capi tribali al potere. Speriamo. L’Oman è un Paese stabile e la sua stabilità oggi appare ancora più importante per la sua posizione geografica, stretto fra uno Yemen nel caos e un Iran che rappresenta un rebus.

Antonella Appiano in Esclusiva per L’Indro Oman il Sultanato idilliaco (riproducibile citando la fonte)