Tamarrod

il Cairo

Un giorno qualsiasi al Cairo

L’Egitto dopo il golpe, “Si respira una strana aria, come d’attesa

il Cairo

Chiunque abbia vissuto anche solo qualche mese al Cairo non può dimenticare il fascino delle sue notti. Il Cairo, la città che non dorme mai. Notti vivaci a Downtown, a Nasr City, ovunque. Vivaci, piene di musica e chiacchiere. Fumare la “shisha” nei caffè sempre aperti, andare a fare la spesa tardi. «Le facciate dei negozi brillavano con i loro neon così scintillanti da lasciare abbagliati gli occhi. Da un caffé o un negozio vicino si propagava la voce di Karem al Sahar che cantava per la sua amata» scrive Khaled al Khamissi nel suo “Taxi”.

Puoi immaginare ora il senso di straniamento che provo” racconta al telefono Amal, insegnante trentenne che ho conosciuto a marzo e con cui sono rimasta in contatto durante tutta l’estate, dai primi giorni dopo il golpe militare che ha deposto il Presidente Mohammad Morsi. “Le giornate sono caotiche. Girare in città è un’impresa per il traffico intenso. Quindi stress e  tempi di attesa molto lunghi per via del coprifuoco (n.d.r) ridotto l’altroieri di 2 ore,  quindi dalle 23 alle 6) che poi ti blocca in casa. E nello stesso tempo  si respira un’aria strana, come di attesa. Mi sembra che in l’Egitto stia sparendo  il senso di civiltà, di  umanità. Che si stia disgregando il tessuto sociale“.

Uno studente della Cairo University,  Karim,  conferma che le lezioni dovrebbero riprendere regolari. “L’anno accademico è stato fissato per il 21 settembre”. Ma Karim aggiunge: “mi sento smarrito. Sono musulmano non appartengo alla Fratellanza, ho votato Morsi alle Presidenziali ma non ho partecipato ai sit- in pro Morsi. Onestamente avevo paura. Però molti miei compagni di università lo hanno fatto.Fratelli Musulmani ma anche “civili”,  laici come dite voi. Alcuni sono stati arrestati. Il fratello di un mio amico è  stato ucciso da un cecchino, quando i militari hanno disperso con la violenza, il sit-in diRabaa. Mi domando che cosa proverò a tornare all’Università. Riuscirò a riprendere a studiare come se niente fosse avvenuto? Ritrovare la spensieratezza di prima? A un certo punto mi sentivo così impotente e furioso che,  su Facebook,  ho cambiato il mio avatar con quello  delle 4 dita (n.d.r indica supporto al sit -in di Rabaa e viene esibito dai Fratelli Musulmani e  dagli anti-golpe). Ma ho ricevuto molte minacce. E su facebook  sono apparse pagine con numeri telefonici da chiamare per segnalare chi mostra l’ormai famoso avatar“.

Sulla vita quotidiana al Cairo faccio anche qualche domanda a Baraem, blogger italo-egiziana.(http://www.ilmioegitto.blogspot.it/).  Che non ha votato Morsi, non sostiene i Fratelli Musulmani ma sul suo blog-diario ha denunciato la carneficina di Rabaa. Perché come sempre, al di là dei grandi eventi, della grande storia, esiste la  piccola storia di chi è stato coinvolto, a volte travolto, e deve convivere con i cambiamenti.

Che cosa ti spaventa di più, in questo momento d’incertezza e di cambiamento?

“Soprattutto  la sensazione di sospetto, d’intolleranza, a volte di odio, che respiro nell’aria. Ci sono cittadini comuni, civili che aiutano le forze dell’ordine in azioni di sicurezza. Denunce, collaborazioni per arresti arbitrari. Credo che gli egiziani ancora non si rendono conto del pericolo, della deriva che potrebbe sfociare in un aumento della violenza fra la gente.

Se la situazione in Egitto non fosse così grave, la faccenda dei  cittadini-collaborazionisti assumerebbe a volte risvolti comici. Il ‘Telegraph ha riportato la notizia di un egiziano zelante che ha arrestato un cigno e lo ha consegnato alla polizia, nel Governatorato di Qena, a sud del Cairo. Era convinto  che fosse una spia perché il cigno portava un apparecchio elettronico (un normale tracciatore per ricerche sugli uccelli). Chiedo ancora a Baraem, come si vive nella capitale in questi giorni. “Il Cairo una città sempre più stanca, per via di un coprifuoco che sta succhiando l’economia ed il lavoro dei cittadini.  Il Paese non è stabile, ovvio, ed è aumentata la disoccupazione. Molti dipendenti diristoranti e locali sono “in vacanza non retribuita”, i negozi di alimentari, per rifarsi delle perdite serali sugli acquisti, hanno alzato molto i prezzi. Spero che riducendo il coprifuoco la situazione migliori. Oggi ho pagato un kg di patate, 8 lire egiziane. Una follia. In pratica facendo la spesa compro la metà e spendo il doppio di 2 settimane fa. Non ci sono controlli. Ognuno impone i prezzi che vuole.

Altri problemi di vita quotidiana? “La luce, per esempio, che continua a saltare. Nel mio quartiere circa un’ora ogni giorno. Ma mi hanno raccontato che nei villaggi nel sud dell’Egitto è peggio. La corrente s’interrompe anche per un giorno intero, con la  conseguente mancanza di acqua.  Continua Baraem: “soprattutto mi sento stanca. Il dolore stanca. Ne abbiamo visto troppo. Credo che l’Egitto abbia bisogno di pace, di respirare, di riprendersi e gli egiziani abbiano bisogno di fermarsi e capire dove stanno andando. C’è confusione anche fra chi ha partecipato alla rivoluzione del 25 gennaio 2011. Per esempioil leader del Youth Council del 25 gennaio, si è dimesso il giorno prima delle manifestazioni del 30 giugno considerando il movimento Tamarrod (i ribelli) – che ha organizzato la petizione contro Morsi e le manifestazioni del 30 Giugno –antirivoluzionario. Anche molti attivisti sono delusi e preoccupati. (come la celebre blogger e attivista Gigi Ibrahim)

Mentre sul giornale Mas El Youm è apparsa in questi giorno la dichiarazione di Badr, un leader movimento Tamarrod, che  proponeva il generale Al-Sisi come prossimo Presidente egiziano, nel caso  la situazione interna non si stabilizzi. Il gruppo  poi si e’ distanziato dalle sue dichiarazioni considerandole inaccettabili. Comunque chiunque critica le Forze armate è in pericolo.La “Terza Piazza”, quella del Mohandessin al Cairo che rifiuta il regime di Morsi e quello di Al Sisi e’ stata definita “la quinta colonna sionista in Egitto”. E i suoi sostenitori sono considerati traditori.

Nella presentazione del suo Blog, Baraem scrive: «Vivo al Cairo dal 1997, ho partecipato alla la Rivoluzione del 2011 in prima fila, ho pianto di rabbia per le 800 vittime e ho riso di gioia quando il vecchio presidente Mubarak se n’è andato. Ma ora mi chiedo: come sarà  il nostro futuro?  E che cosa e quanto è rimasto del nostro passato?».

Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro Un giorno qualsiasi al Cairo (riproducibile citando la fonte)


Vedi anche: