Turchia
8 SETTEMBRE 2015: MINI_REPORT ESTERI
Parliamo di #Siria: mentre continua la fuga dei siriani da un Paese ormai distrutto, in Europa…si parla ancora, dopo le rivolte iniziate nel 2011, la repressione, la successiva guerra civile e l’affermarsi dello Stato Islamico (#IS), di “come intervenire.” Continuano i bombardamenti della #Turchia che, con la scusa di colpire il #Califfato, attaccano anche le postazioni militari del #Pkk. Per rappresaglia, i miliziani curdi, impegnati nella lotta allo Stato islamico, avrebbero ucciso una trentina di soldati di Ankara.
I bombardamenti della coalizione contro lo Stato Islamico (#IS) si sono rivelati finora inefficaci. Il fronte si allarga e lo Stato islamico ha preso il controllo dell’ultimo giacimento petrolifero ancora sotto il controllo del governo siriano. Ma la #Francia e la #GranBretagna insistono con la linea inutile dei raid.
(Fonti Reuters, Le Monde, The Guardian).
27 Luglio 2015: MINIREPORT ESTERI
#Turchia : a Lice, nell’est del Paese, un’autobomba ha ucciso due militari. Secondo le autorità turche si tratta di una rappresaglia dei militanti curdi per i bombardamenti contro le postazioni del Pkk in #Iraq. Domani si terrà un vertice straordinario della Nato.Turchia e Stati Uniti si sarebbero accordati per creare una zona franca, (libera dallo Stato islamico) lungo il confine siriano a Nord di Aleppo.
#Siria: il presidente Bashar al-Assad ha ammesso che le forze armate del regime sono a corto di uomini. Papa Francesco ha chiesto la liberazione di padre Paolo dall’Oglio, rapito due anni fa nel Paese.
#Yemen : Si combatte per il controllo della principale base aeronautica dello stato, a Nord di Aden.
#Gerusalemme ancora tensione dopo l’irruzione della polizia sulla Spianata delle Moschee Ma secondo il Jerusalem Post non è l’inizio di una nuova Intifada
(Fonti Gardian, Washington Post, Jerusalem Post, Reuters)
26 LUGLIO 2015: MINIREPORT ESTERI
#Minireport_esteri: #Turchia: nel nord della Siriai raid aerei continuano a colpire colpire posizioni dello #Is ma anche quelle dei #curdi del #Pkk.
#Gerusalemme: polizia israeliana ha fatto irruzione nella moschea di al-Aqsa, terzo luogo santo dell’Islam, dopo un attacco da parte di giovani palestinesi,sospettati di aver ammassato nel tempio petardi e bombe molotov.
#Tunisia: approvata la pena di morte per i terroristi. La legge semplifica anche le procedure per l’arresto di sospetti e potrebbe quindi essere utilizzata contro gli oppositori politici.
#Egitto: si sta testando ha un nuovo canale di 72 chilometri per il passaggio delle navi tra Mar Rosso e Mediterraneo.
(fonti: Al Jazeera, Haaretz. Al Arabiya)
Erdoğan guarda al mondo arabo, non all’Occidente – un fatto, due opinioni – F magazine
Intervista a due per il magazine F – Cairo Editore – 10 dicembre 2014, a cura di Gaia Giorgetti: il parere di Yasemin Taskin (giornalista turca, corrispondente in Italia, licenziata dal quotidiano filogovernativo Sabah) e Antonella Appiano (giornalista esperta di Medio Oriente e Islam)
un fatto, due opinioni – intervista a due con Antonella Appiano – F – 10 dicembre 2014 – versione integrale PDF
Il presidente nemico delle donne allontana la Turchia dall’Europa?
«Le donne non sono uguali agli uomini, ma un gradino sotto: facciano le madri». Lo ha detto il presidente turco Erdoğan al vertice internazionale “Donne e giustizia”.
Nonostante questa deriva islamista, c’è ancora chi, in Turchia, sogna di entrare in Europa. Ma c’è posto a Bruxelles per un Paese che ci discrimina così?
«La Turchia è un Paese musulmano e credo che Erdoğan abbia del tutto abbandonato il suo interesse verso l’Europa: piuttosto, vuole porsi come leader di un nuovo grande Stato neo ottomano. Ha avuto un’uscita molto infelice sulle donne, che ha suscitato l’indignazione delle intellettuali turche. Ma tutti i Paesi dell’area del Mediterraneo e quelli musulmani si fondano su culture patriarcali, dove gli uomini sono padroni. In Turchia, Tunisia, Siria, Marocco le donne stan facendo grandi cose per la loro parità. È un percorso culturale, lungo: non lo fermeranno le parole di Erdoğan». Antonella Appiano è una reporter esperta di questioni mediorientali.
Le parole di Erdoğan sulle donne peseranno sui rapporti con l’Europa?
«È grave ciò che ha detto sulle donne, ma ancora più grave è stata la sua posizione di appoggio allo Stato Islamico. Dalla Turchia transitano molti jihadisti, e questa è una responsabilità gravissima di Erdoğan nei confronti dell’Europa. Tutto questo fa di quel Paese una realtà che guarda non verso Occidente, ma al mondo arabo».
Ma l’Europa ha un interesse strategico, e non solo economico nel riavvicinare la Turchia all’Occidente?
«Non credo, ormai. Né mi pare che vi sia più questo interesse da parte della Turchia: l’asse si è spostato verso Oriente e il premier sempre di più si presenta come un capo autoritario, un leader in linea con quelli dell’area dei Paesi Arabi. L’Europa, d’altra parte, oggi ha interesse piuttosto a guardare a sud, nel Mediterraneo. In questo momento è difficile capire quali saranno e dove si sposteranno le alleanze: tutta la geopolitica mediorientale è in movimento e le alleanza, come abbiamo potuto vedere, sono più fluide che mai».
l’intervista a due in edicola F- magazine – n°49 10 dicembre 2014 – Cairo Editore
(un fatto, due opinioni – F – 10 dicembre 2014)
8 ottobre 2014 : Minireport Esteri
#Minireport esteri #Turchia: #Erdogan ha chiesto anche alla Francia l’intervento di truppe di terra. Inazione turca a #Kobane, città curda al confine, ha provocato ieri, molte manifestazioni: durante gli scontri sono morte 12 persone. Mentre un centinaio di manifestanti curdi ha fatto irruzione all’Europarlamento. Le tensioni fra i curdi turchi e il governo: un rischio per gli accordi con il #PKK?
Intanto #Is taglia le risorse idriche ai villaggi che resistono.
(fonte Wall Street Journal, Washinghton Post, Rainews)
3 ottobre 2014 9:30 – Minireport Esteri
#Aggiornamento esteri :#Turchia il Parlamento ha dato l’ok per le operazioni militari contro lo Stato islamico (IS) in Siria e in Iraq. Concederà inoltre l’uso del suo territorio per le forze degli altri Paesi che fanno parte della Coalizione internazionale guidata dagli Usa). I miliziani dell’IS, sono ormai a poche centinaia di metri dal centro di #Kobane, la terza città curda, nel nord della#Siria. (Fonte Ansa)
3 ottobre 2014 : Minireport Esteri
#Minireport esteri: #Turchia oggi il Parlamento vota per decidere se partecipare alla colazione militare anti IS (stato islamico). I miliziani dell’IS dalla Siria si avvicinano sempre di più ai confini con la Turchia.#Hong_Kong: continuano le proteste contro Pechino, sale la tensione, gli studenti affermano di voler occupare gli edifici del Governo. (fonti Telegraph, Wall Street Journal, Reuters foto Profughi curdi siriani di Murad Sezan, Reuters/Contrasto)
23 settembre 2014 : Minireport Esteri
#Minireportesteri. #Siria. Questa notte Usa e alleati hanno iniziato i bombardamenti aerei per colpire l’Isis (o IS) in Siria. Le prime operazioni su Raqqa, roccaforte dei miliziani dell’autoproclamato “Califfato”. Un gruppo “affiliato” ai miliziani del Califfato ha rapito in #Algeria un cittadino francese. In un video video viene intimato al presidente Francois Hollande (che fa parte dei Paesi che stanno bombardando le postazioni Isis in Iraq) di bloccare le operazioni militari. (fonte Nyt) #Turchia. Ieri il Paese ha richiuso i valichi di frontiera con con la Siria. #Onu lancia allarme rifugiati: più di un milione di siriani hanno attraversato i confini dall’inizio della rivolta contro il regime.(fonte Nyt, Bbc)
16 settembre 2014 : Minireport Esteri
#Minireport: è nato a #Parigi il Fronte Anti-Isis, i Paesi che hanno aderito, hanno dichiarato di essere pronti a qualsiasi mezzo per contrastar l’avanzata dello Stato Islamico. Ieri sera i primi raidi Usa a sud est di Baghdad. La#Turchia tentenna, non vuole armare i curdi. E la #Siria? Per ora gli Stati Uniti si sono limitati a chiedere a Bashar al Assad di non interferire nelle operazioni Usa contro lo stato islamico. In #Ucraina, altro fronte caldo, la tregua fra il govererno e i ribelli filorussi è instabile Anche se il Presidente ucraino Poroshenko è disposto a riconoscere alle regioni dell’est uno statuto speciale (Fonte Reuters)
Siria: possiamo ancora credere a Ginevra 2?
Se non si trattasse di una tragedia sembrerebbe la trama di una farsa. Il 6 novembre scorso l’inviato dell’Onu e della lega Araba i Siria, Lakhdar Brahimi ha dichiarato che conferenza di Pace di Ginevra 2 (annunciata e rimandata più volte e poi confermata per fine novembre) slitterà ancora. A dicembre? A tempo indeterminato? Non si sa, almeno ufficialmente.
Ma sarebbe più onesto ammettere il fallimento dell’ennesimo tentativo di soluzione politica che pare non interessare nessuna della parti in campo. La Coalizione Nazionale Siriana (Cns), la piattaforma delle opposizioni siriane in esilio, si è riunita sabato scorso, a Istanbul, per decidere se partecipare o meno alla Conferenza. Da quando è stata annunciata “Ginevra2” infatti, le varie anime della Coalizione (già poco unita si sono divise ancora di più).
Uno dei rami, il Consiglio nazionale Siriano (Cns), fortemente rappresentato dalla Fratellanza aveva già dichiarato, settimane fa che se la Coalizione avesse aderito, sarebbe uscito dalla piattaforma. Da qui la decisione della Coalizione di riunirsi a Istanbul per cercare una linea comune. Che non c’è. Non può esserci. Perché tutto è artificioso nel Consiglio nazionale siriano. E’ stato creato circa un anno fa, in maniera forzata in seguito alle pressioni occidentali, e con gli aiuti economici dei Paesi del Golfo. Non piace a Bashar certo ma non piace neppure ai ribelli che combattono sul campo. Non è stata riconosciuta da alcune brigate dell’Esercito siriano libero, da formazioni di stampo jihadista e di matrice qaedista. Addirittura da gruppi di attivisti civili che continuano ad opporsi al regime disarmati.
Insomma chiusi per due giorni in un hotel di Istanbul dopo discussioni a non finire, l’Opposizione è rimasta alle sue condizioni. Che sono: il ritiro dell’esercito governativo dalle città, il rilascio dei prigionieri politici e la possibilità di accesso degli aiuti umanitari nelle aree sotto assedio da parte delle forze armate del regime. Richieste più che legittime. Ma la questione non è così semplice perché il vero nodo – che pare destinato a non sciogliersi – è il Presidente Bashar al- Assad. L’opposizione non vuole che prenda parte al processo di transizione. Da parte sua, il Rais non andrà a Ginevra “ per perdere il potere” come avevano dichiarto la settimana scorsa le autorità siriane. Solo il segretario di Stato degli Stati Uniti, John Kerry può dichiarare che il risultato dell’incontro a Istanbul rappresenti un importante passo avanti, E’ evidente che se il Presidente Bashar al Assad non siederà al tavolo delle trattative, un compromesso è irraggiungibile. E il rais non ha facilitato certo le cose annunciando già da tempo di volersi ricandidare per le prossime elezioni presidenziali nell’’estate del 2014.
La ciliegina sulla torta. Dopo due giorni di discussioni, la Coalizione ha lasciato la riunione di Istanbul decidendo di creare un comitato che continui i colloqui fra le varie correnti della Coalizione istituire un comitato con il compito di continuare i colloqui fra le varie correnti della Coalizione stessa. Una farsa appunto.
La verità è che nessuna delle due parti in causa vuole davvero una trattativa ora. Il regime sta vincendo, o almeno tiene una parte del Paese e non è disposto a compromessi. L’opposizione sembra più debole e dovrebbe quindi trattare da una posizione di svantaggio. Comunque i bollettini di guerra alternano postazioni ora in mano al regime ora ai ribelli. Insomma, tutti e due gli schieramenti pensano di poter vincere.
Chi vuole quindi avvero la conferenza di Ginevra 2? Certamente i due principali attori internazionali alleati dei due schieramenti. La Russia e gli Stati Uniti. La crisi siriana ormai è diventata una piovra che rischia di estendere i suoi tentacoli nella regione, e che causa preoccupazioni alle due superpotenze.
Intanto, sempre le Opposizioni siriane in esilio insieme a rappresentanti di attivisti in patria, hanno creato un “governo ombra” che dovrebbe amministrare le aeree siriane che non si trovano più sotto il controllo del regime. Un governo sostenuto apertamente dall’Arabia Saudita e che avrà sede a Gaziantep, nel sud della Turchia, vicino al confine con la Siria.
Sullo sfondo la guerra, le violenze, i profughi, la fame, le malattie, soprattutto il ritorno del virus della Polio il rischio di una epidemia regionale di Poliomielite, una malattia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità considerava quasi sconfitta. Un fatto grave che per ora l’Occidente sembra ignorare.
Antonella Appiano in esclusiva per L’Indro Siria: possiamo ancora credere a Ginevra2? (riproducibile citando la fonte)
Leggi anche La Siria e la Conferenza di pace di Ginevra2
Se non si trattasse di una tragedia sembrerebbe la trama di una farsa. Il 6 novembre scorso l’inviato dell’Onu e della lega Araba i Siria, Lakhdar Brahimi ha dichiarato che conferenza di Pace di Ginevra 2 (annunciata e rimandata più volte e poi confermata per fine novembre) slitterà ancora. A dicembre? A tempo indeterminato? Non si sa, almeno ufficialmente.
Ma sarebbe più onesto ammettere il fallimento dell’ennesimo tentativo di soluzione politica che pare non interessare nessuna della parti in campo. La Coalizione Nazionale Siriana (Cns), la piattaforma delle opposizioni siriane in esilio, si è riunita sabato scorso, a Istanbul, per decidere se partecipare o meno alla Conferenza. Da quando è stata annunciata “Ginevra2” infatti, le varie anime della Coalizione (già poco unita si sono divise ancora di più).
Uno dei rami, il Consiglio nazionale Siriano (Cns), fortemente rappresentato dalla Fratellanza aveva già dichiarato, settimane fa che se la Coalizione avesse aderito, sarebbe uscito dalla piattaforma. Da qui la decisione della Coalizione di riunirsi a Istanbul per cercare una linea comune. Che non c’è. Non può esserci. Perché tutto è artificioso nel Consiglio nazionale siriano. E’ stato creato circa un anno fa, in maniera forzata in seguito alle pressioni occidentali, e con gli aiuti economici dei Paesi del Golfo. Non piace a Bashar certo ma non piace neppure ai ribelli che combattono sul campo. Non è stata riconosciuta da alcune brigate dell’Esercito siriano libero, da formazioni di stampo jihadista e di matrice qaedista. Addirittura da gruppi di attivisti civili che continuano ad opporsi al regime disarmati.
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